di Felice Scalia

Facciamo memoria oggi di qualcosa che viene ritenuta del tutto inedita, unica, non comparabile con altre persecuzioni inflitte a popolazioni inerme e disperse.
Gli interrogativi che la Shoah ha suscitato sono tanti. Come è stato possibile che questo succedesse? Che senso ha quell’avvenimento per la storia dell’umanità? Chi era a conoscenza ed ha taciuto? Che ne sapevano i polacchi, i tedeschi, Pio XII, la gerarchia cattolica?
Io mi limiterei a tentare di rispondere ad una sola domanda: la Shoah lascia un messaggio perché l’abominio sia rigettato per sempre dagli umani? Mi rispondo con tre affermazioni. Niente di apodittico, solo ipotesi lecite e “falsificabili” – direbbe Popper. Eccole:
1. Liberazione dalla paura tentata ed abortita
2. L’abisso dell’orrido è pur sempre opera di uomini e ciò che è stato può ri-accadere
3. La malapianta della “lotta di razza” cresce ancora
I. Liberazione dalla paura tentata ed abortita
Di solito nella storia, mentre ancora infuria la bestialità della guerra o si è davanti ad un disastro naturale, ci si chiede come in futuro si possa evitare il ripetersi delle tragedie. Dopo la Prima Guerra si fa nascere la “Società delle Nazioni”. Mentre infuriava la Seconda, in mezzo all’Atlantico, si stilava la “Carta atlantica” per la liberazione del mondo dalla paura. Nel 1945 si fa nascere l’Onu per scongiurare guerre e nel 1948 si stila la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, quasi una risposta diretta all’ineguaglianza tra umani sostenuta dal nazifascismo. In Italia nasce la Costituzione che “ripudia la guerra come soluzione dei conflitti internazionali”.
Ovviamente c’è un apporto nel senso del “mai più” anche tra gli ebrei sopravvissuti. Essa si divide in due tronconi:
– Un “Mai più” securitario (maggioritario) che chiede uno Stato, un suolo, un esercito. Come se ci fosse stata una sorta di identificazione con l’aggressore e si pensasse che solo se si è pronti a fare la guerra si può vivere in pace. La preoccupazione pare riguardare il solo popolo ebraico.
– Un “Mai più” relazionale (minoritario) che si orienta verso nuovo senso della vita e della serenità pacifica dei popoli. Per la pace di ogni uomo sulla terra dobbiamo cambiare mentalità. Si scopre la fecondità delle opere di Rosenzweig, nasce il “Principio dialogico” di un Martin Buber, la scoperta del “volto” di un Lévinas. Linea di pensiero che “riconosce” ogni Altro nella sua non negoziabile dignità, e vuole contrastare il concetto di uomo-nemico, per passare ad uomo ospitante-da-ospitare” in vista della pace.
Tutti questi tentativi di diritto internazionale, a maggior ragione l’ammonimento profetico di uscire dalla logica che ha creato la Shoah, cadono nel vuoto. Per motivi diversi abortiscono.
II. L’abisso dell’orrido è pur sempre opera di uomini e tutto può ri-accadere
La Shoah non è opera della follia di un megalomane folle. “En Archè”, in “principio” ci sono uomini in carne ed ossa: Hitler coadiuvato da Mussolini. La disumana Shoah è opera di umani, di gente come noi, anzi del fior fiore dell’intelligenza tecnica europea. Essa è dunque sempre una possibilità storica che altri uomini possono seguire.
Purtroppo devo dire che è realtà storica, oggi.
Dopo la Shoah sono stati condannati gli artefici della tragedia, non le sue radici malefiche. Si è processato a Norimberga lo staff, ma il mondo ha proseguito la sua corsa, avendo come pensiero unico, quasi un dio assoluto, indiscutibile, inamovibile (c’è una sorta di sacralità blasfema nel nazismo), le stesse idee che avevano provocato l’Olocausto. Immancabilmente si doveva cadere nel “regime di olocausto permanente”, di “sterminio necessario” perché si era convinti che non c’era altro modo di governare o fare progredire il mondo. Si ha a volte l’impressione di vivere – sotto gli occhi di tutti – nello sterminio quotidiano, mentre abbiamo dentro di noi, tante resistenze psicologiche, economiche, ideologiche, per volercene accorgere.
Non sto dicendo che stiamo reiterando la Shoah, ma che stiamo perpetuando la sua logica di sterminio in modi diversi: più estesi nel Globo ma meno radicali nei modi. Non è nella doxa condivisa, che solo nell’erigere muri, nell’uccidere il nemico ci può essere salvaguardia della propria identità?
In altri termini, sono propenso a ritenere che il nazismo non è morto, non lo abbiamo ripudiato, ma solo trasformato.
III. La malapianta della “lotta di razza” cresce ancora
Lo storico negazionista Ernst Nolte, in una sua intervista sulla possibilità di un ritorno del nazifascismo, dichiarava: “Se pensate ad un clima romantico fatto di svastiche, parate, gagliardetti, antisemitismo, no, non lo credo probabile. Ma il nazifascismo torna come guerra dei ricchi contro i poveri. Questo è inevitabile”. Credo che ci siamo.
Prima di Nolte, quando diversi oligarchi nazisti furono costretti a scappare in USA, uno di loro dichiarò: “Ci cacciate, ma avete bisogno di noi, ci richiamerete!”. Ecco che succede: li abbiamo richiamati.
La pauperizzazione del Pianeta, l’accentramento dell’economia mondiale come funzionale all’1% della popolazione mondiale, il monopolio sui beni di prima necessità, lo sterminio per fame nei Paesi impoveriti, la sistematica mancanza di acqua potabile cibo e medicine nei 2/3 dell’umanità, il riscaldamento climatico, le 59 guerre in atto, censite nel 2022 … Tutto questo fa pensare ad una politica di sterminio molto simile a quella messa in atto dal nazismo.
Non è per nulla piacevole dire che il Mondo Occidentale, in modo diverso, ma con determinazione, vive della morte di coloro che esso – in barba a tutte le “Carte” – considera sotto-uomini.
A convalida cito da fonti ufficiali solo tre dati: mortalità infantile, fame, migranti.
– Negli ultimi 10 anni nel mondo muore ogni anno 1 milione di bambini al di sotto dei 5 anni. Totale 10 milioni di morti.
– I malnutriti nel mondo nel 2021 sono stati 828 milioni, 46 milioni in più rispetto al 2020. Si prevede che quest’anno per fame moriranno 45 milioni di persone
– Nel 2021 i migranti, i rifugiati, coloro che non hanno futuro alcuno in patria, superavano gli 89 milioni; nel 2022 hanno superato i 100 milioni. Si calcola che i soli annegati in mare siano oltre 10.000. Ed è estremamente semplicistico dire che il problema si risolve nel “non facendoli partire”.
Simili delitti non possono a lungo andare avanti senza una qualche sacralizzazione ideologica. Quale?
Oggi è scomparsa la “lotta di classe” di marxiana memoria. Non solo per l’evolversi della tecnologia e del robotismo, ma perché in effetti non c’è mai stata. La chiamavamo “lotta di classe” ma in effetti era “lotta di razza”.
Ricordiamo tutti la divisione antropologica hitleriana: l’umanità è composta di “menschen” (uomini) e di “untermenshen” (sotto-uomini). Non tutti gli uomini erano umani, solo gli appartenenti alla “razza ariana”. Certo non lo erano i semiti, non lo erano i cosacchi delle steppe, non lo erano gli africani, non lo erano le donne, non lo erano i disabili, e neppure gli oppositori al regime.
Questa convinzione di Hitler (che non tutti siamo uguali) non è originale. È sedimentata in noi da secoli come dato ovvio.
Neppure tutte le nazioni sono uguali: c’è chi ha un logos da portare ad altri, e chi vive nel caos della bestialità della forza. E siamo al sovranismo, all’imperialismo, al sogno americano oggi, come ieri al sogno egiziano, assiro, greco, romano, fascista che ancora oggi dichiara “la vittoria schiava di Roma, creata tale da Dio”…
La disuguaglianza (in fondo, la razza) non è alla base di tutte le occupazioni coloniali e neocoloniali? Chiediamoci se la rivoluzione industriale ed il capitalismo non si siano sviluppati col sottofondo di questa subalternità dell’operaio, del contadino, del nativo rispetto al “padrone” occidentale. Per avere materie prime a basso costo, bisognava rubarle ai nativi. E per avere lavoro a basso costo, bisognava affamare.
In ogni caso non si tollerava nessuna rivendicazione di diritti umani e di rispetto della creatura umana. Cose come queste erano considerate sovversive, derise come antistoriche, nemiche della religione e del progresso. La svolta della Chiesa in merito a quanto la riguardava si ha solo alla fine del secolo XIX con Leone XIII.
Di questo passo dove siamo arrivati? Al rischio della scomparsa della vita sulla Terra. E per stare al nostro tema, alle forme sotto cui si consuma lo sterminio di poveri da parte del sistema centrato su mercato e finanza.
Concludendo
La giornata della memoria se non fa rivivere l’orrore per ciò che è accaduto e la volontà seria di prendere in considerazione la tragica realtà del momento presente, non serve a molto.
Siamo tutti convinti che viviamo «tempi bui». L’espressione è di Berthold Brecht. Per tempi bui intende tempi di carestia, un’epoca di eccessiva violenza e ingiustizia, di spaventosi massacri e di catastrofi estreme. E certo ci siamo.
L’ebrea Hannah Arendt dà un significato molto più ampio all’espressione coniata da Berthold Brecht. Per lei questi “tempi bui” non si riducono alle mostruosità del XX secolo. Questi tempi, che non sono né rari né inediti nella storia umana, sono periodi bui in cui tuttavia brilla la luce, non di belle teorie e di bei concetti, ma della vita di alcuni uomini e donne, generalmente pochi, che non si sono lasciati assorbire dallo spirito del loro tempo che ha condotto l’umanità alla catastrofe.
Ha brillato nei tempi della Shoah questa luce. In quella straordinaria creatura ebrea, destinata ai forni, Etty Hillesum, che disperata diceva “Dio tu non puoi fare niente per noi!” E poi, disperatamente speranzosa, aggiungeva “Noi possiamo però fare qualche cosa per te, disseppellirti dalle macerie in cui ti abbiamo sepolto; allora anche la nostra morte ha avuto un senso”.
Speriamo di appartenere a questo piccolo gruppo di uomini e donne che pensano altrimenti. Sembra che non risolvono nulla, passano, e nessuno si accorge a lungo della loro esistenza. Ma sono i “cardini del mondo”, ciò per cui il mondo non crolla. Con la loro presenza indicano che l’umanità esiste nonostante la disumanità, la speranza in mezzo alla disperazione, ed il diritto a lottare e vivere di amore, in un mondo che lo ritiene tramontato.