di Sebastiano Saglimbeni
“Ogni terra vorrebbe i vostri nomi di forza, di pudore,
non per memoria, ma per i giorni che strisciano
tardi di storia, rapidi di macchine di sangue”.

Versi, questi, della poesia che il Premio Nobel Salvatore Quasimodo scrisse per i sette fratelli Cervi torturati e dopo fucilati dai feroci fascisti il 28 dicembre del 1943. E come questi sette emiliani, puri lavoratori dei campi, tanti altri nostri italiani, dal sud al nord, che, in nome della Libertà e della democrazia, tanto sospirate, sacrificarono la loro esistenza. Nessuno li dimentichi!
Il 15 gennaio di quest’anno, il figlio del partigiano Piccolo, Piero Osvaldo Bossi di Gallarate, curatore con acribia del titolo Le Brigate Garibaldi 127a e 181a nel Gallaratese/Il partigiano John, ha, con altri antifascisti, rinfrescato la memoria del partigiano Angelo Pegoraro dal nome di battaglia Falco.
Un giovanissimo trucidato dai fascisti 78 anni or sono. Nel notissimo sito on line “Associazione Concetto Marchesi”, che Piero Osvaldo alimenta e divulga da anni con testi di varia cultura e dalle istanze sociali, si legge, fra l’altro, ”Ricordare il Partigiano Falco per ribadire che il fascismo non è un’opinione ma un crimine”. Dal sopraddetto titolo emerge l’immagine dell’umile e generoso lombardo Pegoraro che nel 1944 aveva compiuto 18 anni e che si era trasferito a Ghemme, in provincia di Novara, per lavorare. Qui, per la prima volta, s’imbatté con alcuni gruppi di partigiani. Divenne amicissimo dei partigiani John e Piccolo. La sua fresca vita mutò, si elevò quando entrò a far parte della 127^ SAP del gruppo di Besnate, comandato da John. Una testimonianza di questo famoso partigiano recita: “Con Angelo Pegoraro (Falco), siamo stati insieme quel tanto che è bastato per riconoscerne le doti di cui lui era capace. Sempre disponibile per assolvere i compiti del gruppo, carattere gioviale che lo portarono ad essere il beniamino del gruppo (John)”.
Per la circostanza della memoria di Pegoraro, si legge ancora sul sopraddetto sito: ”I nostri eroi, i nostri martiri erano gente semplice con un cuore immenso e una coscienza sociale tale da mettere sé stessi dopo i grandi ideali di giustizia. Così a noi, 78 anni dopo, non resta che ricordarli, ringraziarli e seguire il loro esempio, difendendo l’eredità morale che ci giunge dal loro sacrificio”.
Il partigiano Pegoraro in memoria. Una lodevole azione. Alcune immagini nel titolo, come ancora ho ricordato, sono eloquenti, suggestive e pezzi di storia. In due di queste, riprodotte limpidamente, fermano, a futura memoria, quelle esequie composte di Pegoraro avvenute dopo la Liberazione. Da coloro che recano a spalla la bara emerge un’indicibile emozione e la coscienza di essere liberi e sprezzanti nei confronti di quella temperie storica bestiale del nazifascismo.
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