
Giovanni Grasso nacque a Messina il 18 Maggio del 1920 e morì sempre a Messina il 17 Marzo del 2006.
Era il sesto di sette fratelli, a 17 anni già imbarcato, prima da civile e poi per la Regia Marina italiana sul Cacciatorpediniere Cigno. Silurato dal cacciatorpediniere britannico Pakenham il Cigno affonda nel mezzo del Mediterraneo la sera del 15 aprile 1943. Il Cigno sta sul fondo del mare dalle parti di Marsala e di Capo Granitola mentre Giovanni Grasso viene ripescato, ferito, insieme a pochissimi altri superstiti.
Il Governo gli fa avere immediatamente un encomio per essere stato tra gli ultimi ad aver abbandonato la nave, ma la Marina militare gli fa anche un richiamo per diserzione perché una volta ripescato, da Trapani, non torna immediatamente a Taranto ma si ferma presso la sua famiglia a Messina per un saluto che puzzava ancora di nafta.
L’8 settembre 1943, quando il generale Pietro Badoglio ufficializza l’armistizio, Grasso si trova a Tolone, territorio di occupazione tedesco controllato anche dagli alleati italiani. Nel giro di qualche ora si ritrova a combattere quelli che erano i suoi alleati e allearsi con quelli che erano i suoi nemici di guerra. (Messina, in quei giorni veniva bombardata sia dagli americani sia dai tedeschi).
Catturato il giorno dopo, il 9 settembre 1943 fu deportato su carro merci nel lager nazista di Trier – Stammlager XIID. Un anno dopo trasferito nel campo 445 di Koblenza Metternich. Prigioniero per oltre 2 anni. Finita la guerra dovette aspettare altri 6 mesi prima del rimpatrio e riuscire a ritornare in città, nella sua Messina.
In tutto questo periodo ha subito ogni inimmaginabile sofferenza fisica e psichica, soprattutto perché italiano. Giornalmente era additato come traditore e ricattato: gli veniva offerta la libertà, cibo e sapone se si fosse arruolato con i soldati di Mussolini della Repubblica di Salò – alleati dei Nazisti. Rifiutò sempre, fino alla fine della guerra, con dignità e personalità ma ne restò segnato a vita.

Scrisse anche moltissime lettere alla famiglia e alla futura moglie Santina… lettere che se arrivavano avevano uno scarto temporale di 6 – 8 mesi… e di cui la famiglia ne possiede ancora diverse copie. Rientrato dalla guerra, che avrebbe dovuto porre fine a tutte le guerre, Giovanni Grasso sposa la sua Santina e torna a imbarcarsi per lavoro viaggiando dalla Russia all’Africa ancora coloniale.
Poi camionista. La prima pietra/ancoraggio del Pilone alla base dell’elettrodo di Torre Faro fu portata da lui. Un decennio dopo fu assunto dalla prima Azienda Trasporti Municipale (ATM maggio 1968).
Insignito della Medaglia d’Onore conferita con decreto del Presidente della Repubblica il 27/01/2021 nel giorno della memoria e della liberazione del campo di Auschwitz.