Il terremoto, Ciccinuzzo Lo Sardo e le gabbiette per uccellini

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di Franca Sinagra Brisca

Un articolo di “la Repubblica” di Palermo il 9 febbraio 2022 titola: Avviati interventi di demolizione, bonifica dell’amianto, smaltimento dei rifiuti e riqualificazione ambientale delle aree sbaraccate. Al via i lavori per la realizzazione di più di 170 alloggi. Riporta il discorso della Ministra Mara Carfagna: “realizzazione di 80 nuovi alloggi in via Rosso da Messina, 32 nella zona di Fondo Saccà e 60 a Fondo Basile-De Pasquale”. E nelle prossime settimane, sottolinea, “verranno avviati ulteriori interventi di demolizione nelle aree baraccate… contiamo – ha concluso – concretamente di realizzare: chiudere, dopo oltre un secolo, una pagina dolorosa e inaccettabile per Messina, per la Sicilia e per il Mezzogiorno e per l’Italia intera“.

La tomba dei Lo Sardo nel Gran Camposanto di Messina

Questa conclusione suscita stupore per quell’allargamento territoriale a tutto il Sud e all’Italia intera martoriata dai terremoti. Una programmazione generosa che suscita emozione, dati i prevedibili e incalcolabili investimenti necessari alla bisogna, credibile solo per la parte realizzabile ma senz’altro bene ricevibile come proposito.

Un salto indietro di oltre cent’anni ci riporta al terremoto e maremoto e ai lutti di allora, dei quali fra i molti ricordiamo la fine di Ciccinuzzo Lo Sardo, sfracellato insieme ai cugini e zii, arrivati da Naso e da Galati sui Nebrodi per le feste di fine anno. Ricordiamo il dolore indelebile dei genitori per i quali il ragazzino dodicenne rimase l’indimenticabile figlio unico, di Teresa che non sopportò più la vista del mare e di Francesco futuro Onorevole in prima linea in Parlamento contro Mussolini, che lo sequestrò di notte per lasciarlo morire malato di stenti a Poggioreale nel 1931.

Di quella famigliola oggi ci rimangono tre tombe con due monumenti al padre e al figlioletto, sepolti in luogo d’onore subito a sinistra dell’entrata nel Gran Camposanto, e si può leggere l’elegante epigrafe in latino redatta accoratamente dall’amico Concetto Marchesi “Vitae suae non fidei oblitus, obliviscendus nulli” (Dimentico della propria vita non del suo ideale, nessuno lo dimentichi). Il Ciccinuzzo dagli occhi celesti sta seduto in vestito elegante su un’erma accanto al padre, che gli ha fatto scrivere alcuni versi carducciani “Tu fior de la mia pianta / percossa e inaridita, / tu dell’inutil vita / estremo unico fior”.

Questo complesso tombale rappresenta la migliore introduzione al settore cimiteriale dedicato ai morti del terremoto, di cui, oltrepassati i nostri, si leggono altri nomi famosi. La distesa delle tombe dei terremotati ci riporta però a quell’evento di grande solidarietà del mare, del codice di comportamento di navigazione, che vide una nave della Russia zarista, l’Aurora, i cui marinai diedero soccorso alla città per almeno i prime tre giorni, sfidando il dolore, il ribrezzo, la pestilenza, la follia dei sopravvissuti.

Chissà quanti alunni vengono oggi invitati nelle scuole a considerare quell’avvenimento per gli aspetti educativi ai valori civili che esso contiene! Si accompagnano certo gli alunni a visitare il complesso monumentale eretto da qualche anno sul lungomare (il ringraziamento 100 anni dopo), dedicato a quella nave e al suo comandante, con incise iscrizioni anche in alfabeto cirillico, scintillante di eleganti installazioni e busto che sorgono su un prato verde scintillante quasi mare. La nave Aurora sta oggi in riposo ormeggiata e visitabile nel porto di Sanpietroburgo/Leningrad. Su questo tema dei Lo Sardo per la didattica si intrecciano argomenti interdisciplinari a iosa, compresa la storia dell’antifascismo.

Scriveva alla moglie Teresina l’on.le Francesco Lo Sardo dal carcere nel 1928 che a Messina la gente viveva ancora “in gabiette per uccellini” riferendosi alle case popolari, lui che tanto lavorò per la resurrezione della città che invece divenne un’altra, diversa dai tempi di Giovanni Pascoli, Gaetano Salvemini e Manara Valgimigli, e Concetto Marchesi nel liceo. Città diversissima da quando nel 1894 gli universitari messinesi scioperarono per far rientrare agli studi Francesco condannato alle Tremiti per socialismo, da quando l’Avvocato Lo Sardo stigmatizzò il malaffare della ricostruzione che coinvolse anche la Curia vescovile e più tardi in comizi e giornali denunciò l’intenzione di Mussolini di chiudere l’Università.

Fu ripagato con la morte in carcere e un’avvilente “damnatio memoriae”, condanna della memoria che oggi ai messinesi e non solo si fa obbligo recuperare, insieme ai nuovi promessi alloggi in tardivo recupero delle losardiane case-gabiette per uccellini.

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