di Sostine Cannata
Ancora una volta l’Anpi “Aldo Natoli” di Messina e l’Anpi Provinciale “Mimmo Trapani”, insieme a cittadini, studenti, associazioni e rappresentanti di formazioni politiche e sindacali, hanno commemorato la vittima di mafia Peppino Impastato, nel 44° anniversario del suo barbaro assassinio, avvenuto per mano della mafia e su ordine del suo compaesano e capo mafia Gaetano Badalamenti (detto Tano … Seduto). Vittima infangata da pezzi deviati dello Stato, i Carabinieri in primis, che insieme a certa stampa di regime (Corriere della Sera e altri), a partire dal 9 maggio 1978, data dell’assassinio di Peppino – e data del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro che ha distolto l’attenzione sul caso di Peppino – fecero in modo di deviare le indagini sul delitto, tentando di trasformarlo in un suicidio del giovane allo scopo di attentare alla linea ferrata per coinvolgere il treno Palermo-Trapani, che da lì a poco avrebbe dovuto transitare su quei binari dove il corpo di Peppino venne dilaniato dall’esplosione di una carica di dinamite.

All’appuntamento in via Impastato a Messina, hanno preso parte un centinaio di persone – e tra queste le prof.sse Alina Mondo e Rosalba Salvo, insegnanti della scuola media “Albino Luciani” e attiviste per la legalità, che da sempre coinvolgono nella manifestazione i loro allievi e i genitori di questi ultimi, in rappresentanza di un quartiere che, dal primo momento, ovvero dal 9 maggio 2013, data di apposizione delle targhe in via Impastato, si è preso cura delle stesse – che hanno posto fiori di campo alle due lapidi impreziosite dalle relative sculture in terracotta raffiguranti Peppino, opere e dono alla città dello scultore messinese Tanino Mammano.
Durante la cerimonia commemorativa, presente la presidente della sezione Anpi “Aldo Natoli”, Patrizia Caminiti, sono intervenuti il Presidente provinciale dell’Anpi Giuseppe Martino e il vice-presidente Giuseppe Restifo, i quali hanno posto l’accento sulla centralità di questa storia, che non è una storia di eroi, quale Peppino non avrebbe mai voluto essere definito, ma una storia di uomini e donne resistenti, che strenuamente si opposero e si oppongono alla mafia, intesa sia in senso stretto che lato.

Tra gli altri è intervenuta una donna, Daniela Picciolo, che nel 1978, ragazza di 14 anni, prese parte ai funerali di Peppino e insieme a tanti altri e tante altre fu pestata duramente da polizia e carabinieri (e arrestata perché non in possesso dei documenti di identità), fatto, il pestaggio, che non figura nella seppur magistrale ricostruzione dei fatti offerta dal film “I Cento Passi” di Marco Tullio Giordana, e che Daniela ha voluto ricordare arricchendo la manifestazione di una testimonianza diretta. Sia l’intervento di Daniela Picciolo che quelli di Martino e Restifo sono stati salutati con applausi che, altro non erano che applausi a Peppino Impastato, a Felicia, a Giovanni, a Salvo, a Umberto e a tutti coloro che hanno fatto sì che giustizia fosse fatta.