Letteratura e antifascismo
Poesie di Nadia Ferroni
di Sebastiano Saglimbeni

Si leggono, dopo la divulgazione di non poche altre, nel titolo I Poeti di Via Margutta, edito di recente a Roma da Dantebus. Trattasi di una diecina che Nadia Ferroni ci propone, alcune brevi, altre più corpose e meditate. Dalle poesie “Amami” e “Piccole mani” emerge l’esistere di una presenza muliebre, la cui esistenza, da diversi anni, è impegnata nell’assistenza cognitiva ai malati di Alzheimer e nel volontariato.
La poesia “Amami” si fruisce con un fine lirismo. “Amami di quell’amore/ che hai cercato nei tanti altrove/ dove la vita ti ha portato.// Trovalo nei più riposti anfratti/ del tuo cuore/trovalo nell’anima e nei sogni/ che ci accompagnano/ dalla giovinezza.//Trovalo nelle vene/ in quel pulsare/ che scandisce l’attesa.// Rammentane la tenerezza che ti fa,/ come quello materno,/ dono incondizionato”(…).
Parole di una vita delicata rivolte ad un interlocutore che dovrà ritrovare quel genere di amore, quello raramente autentico, nell’innocenza e “nelle ferite”. L’eterno tema, qui, che sin dalle vetuste scritture al nostro tempo, continua ad avere trattazione con la parola, con il segno e con la nota.
La poesia “Piccole mani” è un brevissimo racconto che rievoca un tempo “colmo di troppi inverni/ senza calor di affetti”, di un tempo caduto nel buio di altri tempi. Ma nella rievocazione si contempla un esistere, che è un groviglio di luci ed ombre. E di chi sono le piccole mani? Sono quelle della poetessa instancabile lavoratrice, votata al ricorso del verso come onore e sollievo della mente.