Elenco degli antifascisti e dei confinati messinesi

Ricerche storiche

Elenco degli antifascisti e dei confinati messinesi

Pubblichiamo qui di seguito l’elenco degi antifascisti e dei confinati messinesi durante il Ventennio. L’elenco è per sua natura incompleto e può essere anche arricchito attraverso segnalazioni da parte degli stessi lettori, che possono scriverci alla mail redazione.soldo@gmail.com 

La gran parte di questi nomi sono estratti da elenchi già pubblicati. Ulteriori nomi e biografie ci sono stati forniti dall’Anpi di Messina e sono il frutto della ricerca cominciata nell’ultimo anno e fortemente voluta dal Presidente provinciale facente funzioni Fausto Clemente

Elenco:

• ABATE Antonino, nato a Messina il 10.12.1898, meccanico, comunista. ABATE Antonino di Giuseppe e di Morè Concetta, n. a Messina il 10 dicembre 1898, res. a Messina, celibe-coniugato, sesta classe elementare, meccanico, ex combattente, comunista. «’ Arrestato l’8 luglio 1927 in esecuzione dell’ordinanza della CP per propaganda comunista fra gli operai, contatti con compagni di fede e per avere ricevuto e spedito giornali, pubblicazioni e stampe sovversive. Assegnato al confino per anni quattro dalla CP di Messina con ord. del 22 novembre 1926. La C di A con ord. dell’8 settembre 1927 respinse il ricorso. Sede del confino: Ustica. Liberato il 4 gennaio 1928 condizionalmente in occasione delle feste natalizie. Periodo trascorso in carcere e al confino: mesi cinque, giorni 28. Precedente penale per violenza a pubblico ufficiale; denunziato per minaccia a mano armata e porto abusivo di coltello (procedimento pendente al momento dell’arresto). Aderì al partito comunista nel 1921. Nel settembre 1924, in esecuzione della circolare diramata dal comitato centrale esecutivo che regolava il nuovo sistema di organizzazione del partito, fu nominato capogruppo del rione Moselle a Messina. Il 2 novembre prese parte alla riunione dei rappresentanti delle sezioni comuniste della provincia, con l’intervento del rappresentante dell’esecutivo centrale, tenutasi nel villaggio Santo; l’11 settembre 1925 fu segnalato dal prefetto come membro del comitato provinciale per la stampa costituito dal partito comunista e composto, nell’ordine, da Francesco Lo Sardo, Giuseppe Soraci, Giovanni Passaniti di Giampilieri, Antonio Romeo di Nizza di Sicilia, Antonino Abate. Nell’ottobre 1925 l’Abate fu. nominato segretario politico per il soccorso rosso della cellula «Rosa Luxemburg». Il 30 aprile 1926 fu fermato per misure di PS insieme ad altrj sette compagni. Il giorno successivo, durante un’ispezione, l’agente di custodia rinvenne nascosti nella cella 44 manifestini sovversivi inneggianti al primo maggio, per cui gli otto detenuti furono trattenuti in carcere e denunziati al pretore che, con sentenza 10 settembre 1926, li assolse per insufficienza di prove. L’Abate ebbe frequenti contatti con Francesco Lo Sardo, Umberto Fiore, Ignazio Di Lena, Luigi Sparatore, tutti dirigenti comunisti di Messina. Il 22 settembre 1927 al confino fu tratto in arresto perché colpito da mandato di cattura del pretore di Messina, per espiare la pena residua di 21 giorni comminatagli in contumacia con sentenza del 27 dicembre 1926 per tentate lesioni e porto di coltello. Il 1 gennaio 1933 fu ricoverato nel tubercolosario di Campo Inglese di Messina, venendone dimesso il 31 luglio successivo. Nel 1938 per motivi di lavoro si trasferì a Catania; qui fu fermato il 22 giugno perché era solito, ascoltare, compiacendosene, la lettura di poesie sovversive fatta in un caffè da Giovanni Barone. Fu dimesso l’11 luglio 1938 in esecuzione dell’ordinanza di ammonizione della CP anche per Biagio Giunta e di diffida per Vincenzo. Sortino. Il 23 luglio fu rimpatriato a Messina· dove si sposò il 28 dello stesso mese; il 31 dicembre dello stesso anno fu prosciolto dai vincoli dell’ammonizione. (b. 1, cc; 53, 1921-1928, 1938, 1959).

• ADAMO Tommaso Luca di Carmelo e di Fazio Rosalia, n. a Motta d’Affermo (ME) il 9 marzo 1904, res. a Roma e Palermo, coniugato. con un figlio, 3a classe istituto tecnico, consulente tributario, apolitico. Arrestato il 4 gennaio 1939 per illecita attività in materia di licenze di importazioni.

• ANASTASI Sebastiano di Giuseppe e. di Reitano Sebastiana, nato a Messina il 2 marzo 1885, res. a Messina, celibe, ferroviere, fabbro, ex combattente, antifascista. Arrestato dai carabinieri di Camaro Superiore (ME) il 10 aprile 1928 per offese e minacce al duce.

• ANTONAZZO Maria di Filippo e di Ilacqua Antonina, n. a S. Pier Niceto (ME) il 25 settembre 1890, res. a S. Pier Niceto, coniugata con numerosi figli, casalinga, apolitica. Arrestata dai carabinieri il 24 agosto 1937 per aver partecipato alla dimostrazione dello stesso giorno a San Pier Niceto contro un’ordinanza del podestà, che a causa della siccità aveva fatto chiudere le fontanine. Ammonita dalla CP di Messina con ord. del 21 settembre 1937. Liberata dopo il 21 settembre 1937. Periodo trascorso in carcere: mesi uno circa.
Elenco di persone fermate per lo stesso motivo e proposte per il confino o per l’ammonizione: vedi le biografie di Maria Bongiovanni e Francesco Maimone. Fu sottoposta all’ammonizione in considerazione della sua condizione di madre con numerosa prole. Il 7 dicembre 1937 il duce dispose il proscioglimento dai vincoli dell’ammonizione. (b. 31, cc. 8 1937).

Nino Balotta

• BALOTTA Antonino detto Nino. Nasce a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) il 17 settembre 1909 da Matteo Pino e Agata Balotta, medico veterinario, detto “Nino”. Di famiglia aristocratico-borghese, s’iscrive nel 1923 al liceo “Maurolico” di Messina. Insieme a Beniamino Joppolo, futuro intellettuale libertario e poliedrico, frequenta la cellula “Veritas” e la “baracchetta del partito comunista” dove Francesco Lo Sardo e Concetto Marchesi tengono le loro lezioni agli operai. A Barcellona P.G. si lega d’amicizia con l’anarchico Sebastiano Torre (1872-1930), antimilitarista processato e condannato ai tempi della guerra di Libia. All’indomani dell’omicidio Matteotti, partecipa ad alcune riunioni di antifascisti che si tengono a Ciappazzi, presso Terme Vigliatore, nella villa dell’avvocato demolaburista Bandiera Mazzini Gentile. Il 5 luglio 1930 si laurea in Veterinaria all’università di Messina e nel novembre successivo consegue l’abilitazione all’esercizio della professione all’università di Milano. Qui si lega agli ambienti clandestini di GL. Iscrittosi per copertura alla facoltà di Scienze Politiche dell’università di Perugia, dal 1930 al 1932 effettua alcuni viaggi in Francia in qualità di corriere antifascista. Di tanto in tanto torna in Sicilia, dove, riuscito ad evitare il servizio militare, espleta le mansioni di veterinario in vari comuni del messinese (Mazzarrà Sant’Andrea, Galati Mamertino, Castroreale, Tortorici, Novara di Sicilia). Il 25 maggio ed il 31 agosto 1931 subisce i suoi primi processi politici, venendo assolto. Nel febbraio 1932 è nuovamente arrestato e poi condannato a 18 mesi di carcere per essersi opposto ad una perquisizione domiciliare distruggendo il materiale compromettente in suo possesso. Nel 1933 inizia a tradurre le conferenze con le quali Albert Einstein, ch’egli va a trovare in Belgio e a Parigi, aveva divulgato la teoria della relatività in Francia. Per il 1° maggio 1934 scrive la poesia Alba di maggio, che diffonde ciclostilata a Marsiglia e verrà più volte pubblicata in seguito, sua prima dichiarazione di fede anarchica. Negli anni successivi tuttavia, e fino al 1945, mescola la suaq militanza libertaria a quella in gl e nel Partito d’Azione. Dal 1933 collabora alla rivista milanese «Nuovo Futurismo», partecipando così al movimento omonimo nel cui segno, l’anno dopo, pubblica il suo libro Tifo sportivo e i suoi effetti, messo all’indice dal Minculpop perché in contrasto col fanatismo sportivo del regime. Nel 1937 cade nelle mani dell’OVRA al valico di Mortola, presso Ventimiglia, nel corso di una missione in cui avrebbe dovuto incontrare l’anarchico savonese Colombo (il quale, arrestato poco prima, viene torturato e fucilato). Se la cava con un proscioglimento in istruttoria e la diffida. Nel 1938 vince il bando di concorso per la condotta veterinaria di Patti (ME) e conduce importanti esperimenti scientifici presso l’istituto di Zootecnia generale dell’università di Messina. L’anno dopo pubblica una raccolta di poesie futuriste già apparse in varie riviste, Sciami sparse di parole, che gli fa acquistare notorietà nazionale. Dal 1940 al 1943, in odio alla guerra mondiale, impianta e dirige nell’entroterra messinese un movimento libertario separatista che conduce varie azioni di sabotaggio e di propaganda antibellica e antifascista, diffondendo alla macchia un proprio organo di stampa, «Germinal» (pseud. Esseno e L’uomo che ride). Nel 1943 P. fonda a Barcellona P.G. il Circolo della Libertà, sostituito l’anno dopo dalla Casa del Popolo, che ospita al proprio interno sia le riunioni del gruppo anarchico che quelle del CLN di Barcellona P.G. (nel quale egli rappresenta il Partito d’azione). Nell’inverno del 1944, i separatisti barcellonesi partecipano al movimento dei “non si parte” contro il richiamo alle armi nel nuovo esercito italiano. La loro principale attività consiste nell’impossessarsi e svuotare gli autocarri militari che transitano, carichi di reclute rastrellate nei paesi dell’interno, sullo stradale Capo d’Orlando-Messina. L’adesione ai “non si parte” avvicina P. a Vincenzo Mazzone e agli anarchici che nello stesso periodo si vanno riorganizzando a Messina. In rappresentanza della Federazione anarchica messinese parteciperà ad alcune importanti assisi regionali (in particolare al convegno di Palermo del 2 marzo 1947 in cui viene fondata la Federazione Anarchica Siciliana) e al congresso della FAI di Bologna del 16-20 marzo 1947. Collabora anche a diverse pubblicazioni anarchiche (da «L’Era Nuova» di Schicchi a «Volontà» di Napoli), assumendo una posizione “ondeggiante” tra le tendenze rispetto al problema dell’organizzazione. Perseguendo anch’egli la politica “frontista” adottata dal gruppo di Messina in sostegno della scelta a favore della repubblica nel referendum istituzionale, finisce col porre la sua candidatura alla Costituente nelle liste del partito repubblicano (riconoscendosi nella corrente federalista non autonomista di quel partito) e alle amministrative di Barcellona P.G. nella lista “Bilancia”. Eletto in queste ultime, nominato vicesindaco, si dimette l’anno dopo persistendo però nell’equivoco “elezionista”: presidente onorario del fronte democratico popolare di Messina, partecipa alle elezioni regionali del 20 aprile 1947 nelle liste del Blocco del Popolo, conseguendo un discreto successo.

• BARRA Placido di ignoti, nato a Castrogiovanni (oggi Enna) il 21 ottobre 1879, residente a Limina, coniugato con otto figli, bracciante, apolitico. Arrestato l’8 dicembre 1935 per avere preso parte ad una dimostrazione allo scopo di protestare contro le tasse.

• BELLINGHIERI Marco fu Filippo e di Bottari Teresa, nato a Giampillieri (ME) l’1 febbraio 1875, res. a Giampilieri, coniugato, 3a elementare, mediatore di agrumi, comunista. Arrestato il 20 ottobre 1928 per offese al duce e contravvenzione al monito.

• BENANTI Carmelo di Diego, nato a Messina il 17 febbraio 1888, antifascista. Denunziato al Tribunale speciale per la difesa dello Stato il 21 luglio 1943 per attività antinazionale insieme a Guglielmo La Pegna nato a Napoli, Sigfrido Melchiorre, Renato Paoletti nato a Roma, Giovanni Perticucci nato a Rodi.

• BERTE’ Carlo, nato a Milazzo (ME) il 18 luglio 1896, residente a Milano, celibe, viaggiatore di commercio, apolitico. Arrestato dai carabinieri di Varese il 25 agosto 1940 perché responsabile di propalazione di gravi notizie allarmistiche senza fondamento. Da giovane aveva preso parte a dimostrazioni in favore dell’anarchica Maria Riggier.

• BERTE’ Giovanni, di Giuseppe e di Cilona Angela, nato a Milazzo (ME) l’11 febbraio 1889, insegnante elementare, comunista. Arrestato il 10 gennaio 1936 per propaganda sovversiva e scritti contrari al regime.

• BOCCATO Eolo, di Amerigo e di Cavazzini Paola, nato a Lipari (ME) il 20 agosto 1918, fotografo, antifascista. Arrestato il 23 ottobre 1942 perché sospettato di avère scritto frasi sovversive sui muri della casa del fascio e dell’ufficio delle imposte di Adria.

• BONGIORNO Giuseppe di Felice, residente a Messina. Arrestato ai primi di settembre, fu rilasciato il 14 ottobre 1939 per revoca del provvedimento da parte della CP di Messina. Periodo trascorso in carcere: mesi uno, giorni 10 circa. (b. 131, cc. 2, 1939).

• BONGIOVANNI Maria di Domenico e di Ledonne Caterina, nata a S. Pier Niceto (ME) il 19 giugno 1899, res. a S. Pier Niceto, coniugata con «molti» figli, casalinga, apolitica. Arrestata il 24 agosto 1937 per avere partecipato in buona fede insieme ad altre donne ad una manifestazione di protesta contro il podestà che aveva disposto la chiusura delle fontanelle a causa della siccità.

• BRIGUGLIO Natale di Francesco, nato a Taormina (ME) il 24 febbraio 1910, marinaio in servizio di leva, comunista. Arrestato dall’autorità marittima di Brindisi il 3 maggio 1932 per essere stato a conoscenza del fatto, senza denunciarlo, che altri marinai avevano partecipato ad una manifestazione sovversiva.

• CAMPANOZZI Antonino di Giuseppe e di Rampolla Gioacchina, n. a Mistretta (ME) l’1 marzo 1871, res. a Roma, celibe, avvocato, ex deputato, socialista. Arrestato il 2 dicembre 1926 in esecuzione dell’ordinanza della CP perché dirigente del disciolto partito socialista e già direttore del quotidiano «Giustizia» e dell’«Italia socialista».

• CASTRONOVO Gaetano di Antonio e di Cerniglia Liboria, nato a S. Stefano di Camastra (ME) il 21 ottobre 1892, avvocato, antifascista. Arrestato i1 1o febbraio 1931 per avere, in una sua comparsa letta in udienza, stigmatizzato l’andamento politico e sociale del momento.

• CAVALLARO Francesco di Paolo e di Raffa Maria, nato a Messina il 20 giugno 1871, coniugato con due figli, benestante, antifascista. Arrestato il 2 aprile 1942 per avere ascoltato radio Londra.

• CELI Francesco di Salvatore e di Ciccarelli Santa, nato a Itala (ME) il 28 febbraio 1876, res. a Messina, coniugato con quattro figli, calzolaio, comunista. Arrestato il 22 novembre 1926 in esecuzione dell’ordinanza della CP per avere svolto attività e propaganda comunista mediante diffusione di manifestini e di tessere del soccorso rosso. Elemento direttivo del partito comunista di Messina, prese parte a varie manifestazioni antifasciste e si occupò di propaganda politica, soprattutto mediante distribuzione di manifestini. In contatto con i più ferventi comunisti di Messina quali Carmelo Chillemi, Ignazio Di Lena, Umberto Fiore e Pietro Pizzuto, costituì nella sua bottega un ufficio di smistamento della corrispondenza del partito comunista, di cui egli stesso curava la spedizione. Nel marzo 1925 inviò ad un comunista di Palermo un pacco di mille tessere del soccorso rosso internazionale e 150 moduli di sottoscrizione. In seguito a perquisizione domiciliare fu trovato in possesso di numerosi manifestini della Associazione di difesa dei contadini, stampati alla macchia e nascosti in scatole di scarpe. Nell’agosto 1925 fece spedire, servendosi del nome di una persona insospettabile, un pacco di stampati ad un comunista di Palermo. Nel gennaio 1926 d’accordo con Di Lena e Pizzuto tentò di fare stampare a Messina manifestini rivoluzionari per la commemorazione di Lenin.
Il 10 maggio 1926, mentre era detenuto in carcere per misure di pubblica sicurezza insieme ad altri comunisti locali, furono trovati nella cella manifestini inneggianti al 1° maggio. Denunciato all’autorità giudiziaria, il 10 settembre fu assolto insieme agli altri per insufficienza di prove.

• CENTOFANTI Antonino di Calogero e di Giordano Giuseppa, n. a Messina il 5 gennaio 1907, res. a Messina, coniugato, piazzista, antifascista. Arrestato i1 12 marzo 1941 per essersi lamentato della situazione economica italiana ed avere preconizzato la sconfitta dell’Italia, auspicando l’arrivo degli americani.

• CHILLEMI Carmelo Antonio di Concetto e di Restifo Domenica, nato a Limina (ME) il 6 dicembre 1894, sarto, comunista. Arrestato il 22 novembre 1926 in esecuzione dell’ordinanza della CP per avere all’epoca del delitto Matteotti promosso numerose manifestazioni di protesta ed avere svolto propaganda ed attività organizzativa comunista.

• CINCOTTA Bartolomeo di Giovanni e di Favaloro Natala, nato a Lipari (ME) il 12 settembre 1903, contadino, apolitico. Arrestato il 27 luglio 1928 per avere dato asilo, dietro compenso, ai confinati Giovan Battista Canepa ed Alfredo Michelagnoli evasi dalle carceri di Lipari insieme a Giovanni Domaschi e Mario Magri, poi ripresi dalla polizia, sottraendoli per alcuni giorni alle ricerche dei carabinieri e della MVSN.

• D’ALI’ Giuseppe di Salvatore e di madre ignota, nato a Messina il 17 dicembre 1878, meccanico, antifascista. Arrestato il 28 febbraio 1938 per frasi antifasciste e favorevoli al bolscevismo pronunziate fra compagni di lavoro.

• DE FRANCESCO Luigi di Antonino e di Romano Nunziata, nato a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) il 16 settembre 1899, res. a Barcellona Pozzo di Gotto, coniugato, 6a classe elementare, musicante, anarchico. Arrestato dalla PS di Bardonecchia il 17 dicembre 1928 perché sospettato di essere stato implicato nell’attentato a Vittorio Emanuele III di Milano del 12 aprile 1928. Da giovane fu organista presso il circolo cattolico San Luigi; poi cominciò a manifestare idee sovversive. Nel 1924 emigrò in Francia per motivi di lavoro e a Dampierre-le-Bois. conobbe alcuni elementi antifascisti con i quali prese parte a varie riunioni nel Café du Centre.

• DE LEO Gregorio di Gaetano e madre ignota, nato a Messina il 26 gennaio 1904, idraulico, comunista. Trattenuto in carcere il 29 aprile 1939 in esecuzione dell’ord. della CP perché, avendo commesso un’appropriazione indebita, cercava di espatriare clandestinamente per raggiungere i compagni fuorusciti in Francia. Dal 1919 al 1922, quando lavorava a Roma, era iscritto alla Camera del Lavoro, era fedele seguace dell’on. Francesco Lo Sardo e si univa spesso ad elementi sovversivi per esaltare le teorie comuniste. A Messina nei suoi frequenti contatti con elementi contrari al regime il De Leo era solito far circolare tra i suoi compagni libri di autori russi ed opuscoli a carattere sovversivo. Era anche in possesso di stampe sovversive prelevate da un piroscafo greco in transito per Messina. Il 21 ottobre 1938, allontanatosi da Messina per emigrare clandestinamente insieme a Filippo Di Blasi, si era recato a Genova dove sperava di potere espatriare. Scopo del De Leo era quello di raggiungere il fuoruscito Michelangelo Bettolini, comunista di Messina espatriato in Francia, dove sembrava occupasse un posto preminente nelle file comuniste.

• DI LEO Carmelo, di Pancrazio e di Cozzo Grazia, nato a Taormina il 4 giugno 1875, residente a Messina coniugato con quattro figli naturali, limitata cultura, marmista, comunista. Arrestato il 10 novembre 1939 per discorsi antifascisti nei quali criticava il regime ed asseriva che si stava meglio nei tempi in cui i partiti di sinistra imperavano.

• DELL’ACQUA Pasquale di Fortunato e di Di Stefano Rosa, nato a Messina il 24 aprile 1898, ferraiolo, comunista. Arrestato il 13 novembre 1939 per avere propalato notizie false e tendenziose criticando la politica estera svolta dal duce, specialmente in ordine all’atteggiamento assunto dall’Italia di fronte al nuovo conflitto europeo.

• DE MARCO Giuseppe di Antonino e di Battiato Antonina, nato a Milazzo (ME) l’1 gennaio 1889, possidente, massone. Arrestato il 30 agosto 1936 per avere aderito ad un movimento antifascista massonico, capeggiato da Giuseppe Caporlingua, con centro a Catania e diramazioni nella provincia di Siracusa.

• DE SALVO Giovanni di Angelo e di Villari Candelora, n. a Messina il 25 febbraio 1904, res. a Messina, coniugato, noleggiatore di motociclette, apolitico. Arrestato il 15 marzo 1941 per avere svolto attività disfattista, atta a deprimere lo spirito pubblico, in merito alle operazioni belliche italiane.

• DI BLASI Filippo di Giuseppe e di Arrao Agata, nato ad Alì Superiora (ME) il 5 gennaio 1907, res. a Messina, coniugato con quattro figli, 2a classe elementare, calzolaio, antifascista. Arrestato a Genova il 12 dicembre 1938 per attività antifascista e tentato espatrio clandestino a scopo politico. Il Di Blasi di solito si riuniva nelle vicinanze del porto con i sovversivi Gregorio De Leo, Raffaele Sorrente e Gaetano Triolo, confinati e con Giuseppe Sorbello e Carmelo Spinella, diffidati. In tali riunioni vepiva criticata la politica interna ed internazionale del regime e si deprecava l’intervento italiano in Spagna, auspicando la vittoria definitiva dei rossi. Il Di Blasi aveva da tempo manifestato il proposito di espatriare clandestinamente ed a tal fine aveva cominciato a prendere contatti col comunista Giuseppe Soraci, confinato per la seconda volta.

• DI FRANCO Umberto di Baldassarre e di Foresta Venera, nato a Lipari (ME) il 23 agosto 1911, meccanico, antifascista. Arrestato il 14 dicembre 1931 per avere favorito a scopo di lucro scambio di corrispondenza con sovversivi all’estero ed avere facilitato l’espatrio clandestino di ex confinati.

• DI LENA Ignazio detto Cannedda, di Antonino e di Mancuso Maria, nato a Naso (ME) il 21 febbraio 1903, geometra agrimensore, comunista. Arrestato il 20 novembre 1926 per associazione per delinquere e per attività comunista. Deceduto a Roma il 14 marzo 1967, fu funzionario del PCI.

• DI LEO Carmelo di Pancrazio e di Cozzo Grazia, nato a Taormina (ME) il 4 giugno 1875, marmista, comunista. Arrestato il 10 novembre 1939 per discorsi antifascisti, criticando il regime ed asserendo che si stava meglio nei tempi in cui i partiti di sinistra imperavano.

• LO GIUDICE Carmelo fu Giuseppe e di Palella Maria, nato ad Antillo il 15 settembre 1915, residente ad Antillo, celibe, bracciante, apolitico. Arrestato il 19 agosto 1939 per offese al segretario politico e alla fiduciaria del fascio femminile di Antillo. Assegnato al confino per anni due dalla CP di Messina con ord. del 23 ottobre 1939. La C di A con ord. del 13 marzo 1940 accolse parzialmente il ricorso e ridusse a sei mesi.

• ESPOSITO Michele di Valentino e di Ferino Filomena, nato a Messina il 3 dicembre 1900, calzolaio, antifascista. Arrestato il 19 aprile 1940 per avere affermato che le potenze alleate avrebbero sconfitto i regimi fascisti avidi di conquiste, liberando così i popoli.

• FIORE Umberto fu Giuseppe e di Tringali Giovanna, nato a Giampilieri (ME) il 22 maggio 1896, geometra agrimensore, ex combattente, comunista. Arrestato il 19 novembre 1926 perché fervente propagandista e uno dei maggiori capi del partito comunista nella provincia.

Conseguito il diploma di perito agronomo si impiegò come assistente presso l’unione edilizia nazionale e cominciò a fr equentare persone associate alla Camera confederale del lavoro. Militò nel partito popolare e durante la prima guerra mondiale fu retrocesso da ufficiale a soldato, essendo stato condannato nel 1917 dal tribunale militare di guerra a sette anni di reclusione per tradimento, poi condonati, mentre il pubblico ministero aveva richiesto la condanna alla fucilazione. Nel 1920 si iscrisse al partito socialista ufficiale nel quale esercitò una certa influenza, mantenendo relazioni con i dirigenti del giornale «Avanti» e del locale «Il Riscatto», dei quali era anche corrispondente. Dal 1919 al 1921 fu l’animatore della Camera confederale del lavoro di Messina, della quale ricoprì la carica di segretario confederale costituendo numerosi sindacati. Fu anche cassiere del partito socialista di Messina. Nominato assistente ingegnere a Catanzaro, si dimise dai suddetti incarichi. Nel luglio 1921 trasferì il suo domicilio a Catania, essendo stato nominato segretario regionale degli elettricisti della Sicilia e della Calabria. un mese ·dopo si trasferì temporaneamente a Milano presso la federaz10ne italiana dipendenti delle aziende elettriche. Iscrittosi al partito comunista, nel 1923 emigrò a Parigi e il primo maggio tenne un comizio alla Camera de lavoro di Digione. Nel 1924 a Parigi fu nominato capo del comitato operaio antifascista, creato dal gruppo comunista italiano in accordo con l’esecutivo comunista francese e sembra che fosse pure occupato nella redazione del giornale comunista «L’Humanité». Nel dicembre dello stesso anno, in seguito a provvedimento di espulsione di vari comunisti italiani da parte della polizia francese, il Fiore si rese latitante. Rientrato in Italia e rintracciato a Milano il 18 agosto 1925, fu rimpatriato a Messina. Il 12 aprile 1926 fu fermato nel tratto Albenga-Oneglia perché sospettato di voler tentare l’espatrio clandestino in Francia e ricondotto a Messina. Il primo giugno fu nominato componente del comitato provinciale della stampa con l’incarico di relatore e corrispondente interno. Del comitato fa cevano anche parte Francesco Lo Sardo, segretano generale per la federazione; Pietro Pizzuto corrispondente politico e Pietro Silvestri, corrispondente sindacale. Ne fa cevano parte inoltre Antonino Abate di Messina, Giovanni Passaniti di Giampilieri, Antonio Romeo di Nizza Sicilia e Giuseppe Soraci di Messina. Il Fiore era inoltre in stretto contatto anche con i compagni Carmelo Chillemi e Ignazio Di Lena.
Il 21 agosto 1926 fu denunziato all’autorità giudiziaria dalla questura di Catania per concorso nei reati di associazione sovversiva e attività diretta a sovvertire l’ordinamento dello Stato, addebitati a Luigi Allegato di San Severo e ad altri comunisti arrestati a Catania. Il giorno dopo il suo arresto Umberto Fiore scriveva tra l’altro a Francesco Lo Sardo: «Carissimo Ciccio, in primo luogo il saluto fraterno di tutti noi sei delinquenti in villeggiatura al villino di Carrubbara (carceri di Messina). I compagni erano Antonino Abate, Raffaele Bisignani, Carmelo Chillemi, Aldo Rossi, Luigi Sparatore). Comunque è bene che tu sappia che … la nostra fede è ferrea. Queste sofferenze non fanno che rendere più forte, più adamantina la nostra ferrea volontà di lottare per le nostre idee . Quanto si ingannano coloro che si illudono attraverso le loro sopraffazioni e le loro violenze di addomesticare l l l Del resto la barba si taglia ma ricresce sempre l l l ».
Il 19 novembre, mentre era in carcere in attesa di giudizio, fu proposto per il confino perché considerato elemento pericolosissimo, colto, di vivace intelligenza, fervente propagandista tra i giovani e uno dei maggiori esponenti del partito comunista. Insieme a lui il 22 novembre furono confinati Francesco Celi, Carmelo Chillemi, Ignazio Di Lena, Francesco Paolo Lo Sardo, Pietro Pizzuto, Giuseppe Soraci e Luigi Sparatore.
Il 3 marzo 1927 la sezione di accusa presso la Corte di appello di Catania dichiarò la propria incompetenza e rinviò gli atti al Tribunale speciale per la sicurezza dello. Stato, che con sentenza 17 marzo 1928 condannò gli imputati qui di seguito elencati per avere in territorio di Sicilia, Calabria Basilicata preso parte, sino al 1926, ad un’associazione sovversiva incitando pubblicamente con scritti e stampe alla disubbidienza alle leggi, all’odio di classe per mutare: ‘violentemente la forma di governo e per avere preso parte
attiva alla esplicazione del programma rivoluzionario del partito comunista : a dieci anni di reclusione Allegato e Bosi; da un anno nove mesi e venti giorni (Giuseppe Giarosso di Vizzini) a otto anni di reclusione (Bresso, Fiore e Francesco Lo Sardo) : Giovanni Albanese di Castrogiovanni, residente a Catania ; Vincenzo Azzaretto di Marsala, Salvatore Chiappara di Palermo ; Giuseppe D’Agostino di Belmonte Mezzagno ; Franco Davì di Palermo; Giovanni Battista Fanales di Caltagirone ; Simone Fardella di Termini Imerese; Emanuele Giudice di Vittoria; Gioacchino Liga di Palermo; Francesco Lo Porto di Palermo; Concetto Lo Presti di Catania; Eduardo Luciano di Palermo; Calogero Minacapelli di Piazza Armerina; Giuseppe Montalbano di Santa Margherita di Belice ; Filippo Napoli di Palermo ; Ignazio Puglisi di Palermo ; Gaspare Rotondo di Palermo ; Francesco Travia di Palermo ; Pasquale Vetri di Geraci Siculo ; Benedetto Zucarello di Catania. Tutti costoro, inoltre, furono condannati a tre anni di libertà vigilata.
Furono assolti per cause diverse e scarcerati: Gaetano Buzza di Valguarnera; Sebastiano Casalaina di Scordia; Ignazio Di Lena di Naso; Giuseppe Giglio di Catania; Giuseppe Gulà di Nicosia; Nicolò Lupo di Palermo; Giuseppe Militello di Agira; Salvatore Olivieri di Catania, Michele Ventura di Giffone; Arnaldo V erzi di Mistretta.
Destinato alle carceri di San Gimignano nel marzo 1928 e trasferito il 1 luglio 1932 da Viterbo alla sezione speciale della casa penale di Civitavecchia, avendo beneficiato. dell’amnistia del decennale fu scarcerato l’11novembre 1932 e rinviato a Messina con foglio di via obbligatorio per scontare i tre anni di libertà vigilata. Fermato il 14 dello stesso mese per essere inviato al confino in esecuzione dell’ordinanza della C P di Messina emessa il 22 novembre 1926, fu ritenuto che non si dovesse più dar corso al provvedimento avendo ottenuto l’amnistia per reato politico. Liberato, fu incluso
nell’elenco delle persone pericolose da arrestare in determinate circostanze, iscritto in rubrica di frontiera e sottoposto a cauta ed assidua vigilanza. Dai fogli notizie trimestrali conservati nel suo fascicolo del CPC dal 1933 sino al febbraio 1943 risulta che il Fiore non diede più luogo a rilievi d’indole politica, pur mantenendo ferme ed inalterate le sue idee. Nell’agosto 1940 fu licenziato dal posto di lavoro a causa del continuo pedinamento e della persistente sorveglianza da parte della P S. Nei primi di agosto del 1941 fu incarcerato e inviato in internamento a Lacedonia. Il 6 settembre 1943 il ministero, sollecitato, telegrafò al prefetto di Avellino che «qualora internato Umberto Fiore di Giuseppe non trovisi detenuto per altro motivo, pregasi liberarlo ». Il documento del 24 gennaio 1948 del fascicolo della serie Detenuti sovversivi riguarda la copia di un attestato della condanna del Tribunale speciale, rilasciato a richiesta del presidente dell’Assemblea Costituente. (b. 416, cc. 29, 1926-1932; CPC, b. 2076, fase. 10901, cc. 167, 1920-

• FLERES Antonino di Francesco e di Nicotina Giovanna, nato a Santa Teresa di Riva (ME) il 15 giugno 1882, avvocato, proprietario, democratico. Arrestato il 31 ottobre 1927 perché ritenuto uno dei maggiori esponenti locali nel campo dell’opposizione contro il governo nazionale. Fu esponente di una società operaia con tendenze sovversive e svolse attività politica nel partito socialista riformista a fianco dell’ex deputato Giorgio Toscano; poi militò nella democrazia sociale e infine nel partito laburista facente capo all’ex deputato Ettore Lombardo Pellegrino, di cui fu segretano politico. Fu anche direttore del giornale e settimanale «Il Lavoro» e dal 1919 in poi fu sempre oppositore del fascismo.

• FRANCHINA Salvatore, Medaglia d’onore del Presidente della Repubblica, deportato e internato nei campi di concentramento nazisti.

• FRENI Giuseppe fu Andrea e di Rizzo Santa, nato a Fiumedinisi (ME) il 17 novembre 1874, farmacista, apolitico. Arrestato il 1 febbraio 1937 per avere affisso sul muro dell’esattoria comunale una effigie del duce dopo avervi praticato numerosi fori per deturparla.

• FRENO Sebastiano fu Vincenzo e di Tolomeo Concetta, n. a Messina il 12 marzo 1913, res. a Messina, celibe, scuole elementare, operaio confettiere, apolitico. Assegnato al confino per anni uno dalla CP di Messina con ord. del 19 agosto 1940 per avere fatto più volte previsioni allarmistiche e disfattiste sul risultato finale della guerra.

• FULCI Luigi, figlio del magistrato Ludovico Fulci Gordone e di Arcangela Celi, cugino dei parlamentari Ludovico Fulci (1850-1934) e Nicolò Fulci (1857-1908). Dopo una prima formazione a Modica (dove nasce il 20 maggio 1872), ed a Siracusa, Luigi Fulci nel 1894 si laurea in giurisprudenza a Messina. Viene avviato alla professione negli studi di due dei più noti penalisti siciliani dell’epoca: lo zio acquisito Francesco Faranda e il cugino del padre, Ludovico Fulci, entrambi deputati eletti nelle liste radicali. Proprietario insieme al fratello Francesco Paolo del quotidiano La Gazzetta di Messina dal 1895, lo dirige trasformando la testata in La Gazzetta di Messina e delle Calabrie. Nella crisi di fine secolo sostiene la linea politica di Zanardelli seguita dai cugini Ludovico e Nicolò Fulci nella lotta contro i decreti liberticidi di Pelloux, facendosi processare per reato di stampa e provocando la prima pronuncia di incostituzionalità dei decreti governativi. Eletto al Parlamento nel Collegio di Messina nel 1919 nella lista democratica, vicina a Giolitti, Luigi Fulci si iscrive al gruppo radicale impegnandosi con il cugino Ludovico e con il duca Giovanni Antonio Colonna di Cesarò nella creazione della Democrazia Sociale, che verrà formata ufficialmente dopo le elezioni del 1921.
Fonda nel gennaio 1924 a Messina il quotidiano antifascista “La Sera”. Eletto nell’aprile 1924 per la terza volta consecutiva alla Camera dei Deputati nelle file della Democrazia Sociale, diviene uno dei protagonisti della secessione dell’Aventino, a seguito del delitto Matteotti. Dichiarato decaduto dalla carica parlamentare nel novembre 1926, assieme agli altri aventiniani, viene sottoposto a partire da quel momento a stringenti misure di polizia, con costanti pedinamenti e perquisizioni contemporanee nelle sue abitazioni e studi professionali di Roma e in Sicilia. Ma lungi dal piegarlo, la persecuzione lo rende ancora più critico del regime. Insieme a di Cesarò, Luigi Fulci spera in una iniziativa monarchica di dissociazione dal fascismo. Il suo carattere lo induce ad atteggiamenti di indipendenza e iniziative pericolose, come quella di cercare di mettersi in contatto con il gran maestro della massoneria giustinianea Domizio Torrigiani, appena inviato al confino politico di Lipari. Inoltre, stando ai rapporti dei delatori dell’epoca, il Fulci mantiene anche in pubblico un atteggiamento di sfida e denuncia nei confronti del regime. Fu in tale clima cha maturò il disegno dell’assassinio di Luigi Fulci. Il 18 settembre 1930, essendo il Fulci sfuggito nuovamente ai pedinamenti della polizia, viene iscritto nel Bollettino delle Ricerche del Ministero dell’Interno, primo della lista dei “sovversivi” ricercati, con foto segnaletica e indicazione dei connotati. Si raccomanda di “impedirne l’espatrio, perquisirlo, vigilarlo e segnalarlo. Già nel giugno 1927, in occasione di una precedente perquisizione nelle abitazioni e negli studi del Fulci, l’ordine era stato analogo: “Accurata perquisizione, scopo rinvenimento sequestro documenti che comunque abbiano carattere politico. Stop. Si dispone altresì che predetto sia vigilato, scopo impedire possa espatriare clandestinamente”. La notte tra il 6 e il 7 ottobre 1930, Luigi Fulci compie il suo ultimo viaggio in treno da Messina a Roma. Secondo il racconto di una persona che era con lui, a metà percorso ingerisce un caffè seguito da un liquore e poco dopo si sente male. Scende a Napoli in cerca di un rimedio e perde il treno. Il mattino seguente, viene accompagnato, barcollante, al suo domicilio romano dai due agenti incaricati di pedinarlo. Gli viene diagnosticata una malaria perniciosa. Muore l’11 ottobre, senza riprendere conoscenza. Rimaste a lungo nascoste le vere cause del decesso di Fulci, sotto la motivazione ufficiale di malaria perniciosa, la riesumazione della salma avvenuta il 26 febbraio 2016, dopo autorizzazione del Tribunale di Messina, ha permesso di confermare i sospetti a lungo coltivati dalla famiglia sulla vera natura della sua morte: l’autopsia non ha fatto riscontrare alcuna traccia di plasmodium falciparum (l’agente patogeno della malaria), evidenziando bensì la somministrazione di ripetute dosi di chinino, a presunti fini terapeutici, con conseguente arresto cardiaco.

• FUSARI Salvatore fu Salvatore e di Catania Maria, nato a Cesarò (ME) il 3 aprile 1896, operaio elettricista, anarchico. Arrestato dalla polizia di frontiera di Bardonecchia il 20 gennaio 1943 per la sua attività anarchica svolta all’estero.
Emigrato clandestinamente all’estero nel 1925 o 1926, svolse attività anarchica a Liegi dove fu arrestato. Dimesso dalle carceri nell’ottobre 1927 fu riaccompagnato alla frontiera del Lussemburgo. Nel marzo 1931 fu iscritto nel bollettino delle ricerche e in rubrica di frontiera perché ripetutamente segnalato come indesiderabile a Reims, Marsiglia e Lione.
Nel 1936 si trovava in Spagna come combattente nelle milizie rosse sul fronte di Huesca . Nel 1939 fu internato nel campo di concentramento di Vernet in Francia e nel 1941 sembra che fo sse a Parigi. Il 20 gennaio 1943 fu rimpatriato. Arrestato alla fr ontiera di Bardonecchia, fu tradotto a Taormina e rinchiuso in qu elle carceri. Nel fascicolo del CPC risultano anche i nomi dei seguenti sovversivi della provincia di Messina residenti all’estero: Giuseppe Capizzi di Patti, Antonio Cucinotta di Pezzolo, Placido Mangraviti di Ganzirri. Nel fascicolo del confino politico si trova soltanto copia del telegramma ministeriale in data 3 aprile 1943 diretto al prefetto di Messina con il quale si autorizza l’assegnazione al confino del Fusari. L’esecuzione del provvedimento di confino non poté effettuarsi per l’occupazione della Sicilia da parte delle truppe alleate.

• GALLETTA Giuseppe di Giuseppe e di Prestopino Caterina, nato a Messina l’11 marzo 1895, muratore, comunista. Arrestato il 7 febbraio 1929 perché sospettato di avere collaborato alla ricostituzione del partito comunista a Venezia. Trasferitosi a Venezia nel 1919, si fece notare per le sue idee socialiste. In seguito militò nel partito comunista svolgendo attiva propaganda. Il 5 aprile 1924 fu arrestato perché distribuiva manifestini a compagni di lavoro. Nel 1927 collaborò alla costituzione di un comitato di propaganda nel sestiere di Castello a Venezia allo scopo di riorganizzare il partito comunista e continuò a mantenersi in relazione con il corriere del partito Umberto Mazzeri, con il fiduciario Michele Bacci e con il corriere regionale del soccorso rosso Aurelio Fontana, i quali svolgevano la loro attività nelle Tre Venezie. Arrestato e deferito al Tribunale speciale per propaganda sovversiva tra gli operai, il 5 febbraio 1929 fu prosciolto per insufficienza di prove, mentre altri correi subirono gravi condanne. Per questi motivi fu subito nuovamente arrestato e deferito alla CP per il confino. A Ponza fu arrestato 1’1 1 dicembre 1930 per avere partecipato al movimento di protesta per la riduzione del sussidio giornaliero. I documenti del 1937-1 938 si riferiscono ad un suo espatrio clandestino in Svizzera per motivi di lavoro.

• GRASSO Giovanni – Messina 18 Maggio 1920/17 Marzo 2006
Sesto di sette fratelli, a 17 anni già imbarcato, prima da civile e poi per la Regia Marina italiana sul Cacciatorpediniere Cigno. Silurato dal cacciatorpediniere britannico Pakenham affonda nel mezzo del Mediterraneo la sera del 15 aprile 1943. Il Cigno sta sul fondo del mare dalle parti di Marsala e di Capo Granitola mentre Giovanni Grasso viene ripescato, ferito, insieme a pochissimi altri superstiti.
Il Governo gli fa avere immediatamente un encomio per essere stato tra gli ultimi ad aver abbandonato la nave, ma la Marina militare gli fa anche un richiamo per diserzione perché una volta ripescato, da Trapani, non torna immediatamente a Taranto ma si ferma dalla sua famiglia a Messina per un saluto che puzzava ancora di nafta.
L’8 settembre 1943, quando il generale Pietro Badoglio ufficializza l’armistizio, Grasso si trova a Tolone, territorio di occupazione tedesco controllato anche dagli alleati italiani. Nel giro di qualche ora si ritrova a combattere quelli che erano i suoi alleati e allearsi con quelli che erano i suoi nemici di guerra. (Messina, in quei giorni veniva bombardata dagli americani e dai tedeschi).
Catturato il giorno dopo, il 9 settembre 1943 fu deportato su carro merci nel lager nazista di Trier – Stammlager XIID. Un anno dopo fu trasferito nel campo 445 di Koblenza Metternich.
Prigioniero per oltre 2 anni. Finita la guerra dovette aspettare altri 6 mesi prima del rimpatrio e riuscire a ritornare in città, nella sua Messina.
In tutto questo periodo ha subito ogni inimmaginabile sofferenza fisica e psichica, soprattutto perché italiano. Giornalmente era additato come traditore e ricattato: gli veniva offerta la libertà, cibo e sapone se si fosse arruolato con i soldati di Mussolini della Repubblica di Salò – alleati dei Nazisti. Rifiutò sempre fino alla fine della guerra con dignità e personalità ma ne restò segnato a vita. Scrisse anche moltissime lettere alla famiglia e alla futura moglie Santina… lettere che se arrivavano avevano uno scarto temporale di 6 – 8 mesi… e di cui la famiglia ne possiede ancora diverse copie.
Rientrato dalla guerra, che avrebbe dovuto porre fine a tutte le guerre, Giovanni Grasso sposa la sua Santina e torna a imbarcarsi per lavoro viaggiando dalla Russia all’Africa ancora coloniale.
Poi camionista. La prima pietra/ancoraggio del Pilone alla base dell’elettrodo di Torre Faro fu portata da lui. Un decennio dopo fu assunto dalla prima Azienda Trasporti Municipale (ATM maggio 1968).
E’ stato insignito con la Medaglia d’Onore conferita con decreto del Presidente della Repubblica il 27/01/2021 nel giorno della memoria e della liberazione del campo di Auschwitz

• GRASSO Sebastiano fu Pietro e fu Saccà Giovanna, nato a Messina il 7 febbraio 1896, macchinista, antifascista. Arrestato il 30 agosto 1941 per avere fatto parte delle milizie rosse spagnole in qualità di meccanico. Assegnato al confino per anni cinque.

• IMPALLOMENI Giovanni Battista fu Luigi e fu Pinizzotto Giuseppa, nato a Milazzo (ME) il 29 giugno 1907, avvocato, apolitico. Arrestato per critiche al regime durante un’incursione aerea nemica su Palermo.

• JOPPOLO Beniamino di Giovanni e di Sciacca Paolina, nato a Patti (ME) il 31 luglio 1906, laureato in scienze economiche, pubblicista, antifascista. Arrestato il 6 aprile 1937 perché sospettato di fare parte del «Fronte unico» formato a Milano dai partiti comunista, socialista e repubblicano. Assegnato al confino per anni tre dalla CP di Milano con ord. del 14 giugno 1937. La C di A con ord. del 1 3 gennaio 1938 respinse il ricorso.
Sede di confino: Forenza. Liberato il 20 dicembre 1938 condiozionalmente nella ricorrenza delle feste natalizie. Periodo trascorso in carcere e al confino: anni uno, mesi otto, giorni 15. Nel marzo 1920 si trasferì a Messina e dal 1922 al 1934 fu iscritto al PNF. Sino al 1926 fece parte della MVSN allontanandosi poi per motivi di studio. Dopo la laurea si trasferì a Milano per occuparsi nel giornalismo. Mentre si trovava ospite di una sorella fu ammonito dalla CP di Ravenna con ord. del 3 gennaio 1936 per avere criticato il regime fascista e rimpatriato a Messina. Revocato il provvedimento in occasione della proclamazione dell’impero, ritornò a Milano, dove fu compreso negli arresti del marzo 1937 perché in contatto con i noti antifascisti Lucio Luzzatto, Aligi Sassu e Mario Venanzi e perché trovato in possesso, durante la perquisizione domiciliare seguita all’arresto, del libro di Andrè Gide, Le retour de Russie. (b. 535, cc. 86, 1937/ 1938).
Dal ’39 al ’43 pubblicò articoli e lavori teatrali in varie riviste, fra le quali Corrente. Nel dopoguerra si trasferì a Milano, e, nel ’47, cominciò a dipingere, e fondò, con Lucio Fontana, il Movimento spazialista. Fra le sue opere più note: la raccolta di versi I canti dei sensi e dell’idea, i romanzi Tutto a vuoto, 1945, La giostra di Michele Civa, 1946, Un cane ucciso, 1949, e, postumo, La doppia storia, 1968 (ripubblicato nel 2013, Pungitopo editrice). Famosissima la sua produzione teatrale, da L’ultima stazione a I Carabinieri (ora in Teatro, Pungitopo editrice).

• LA TORRE Antonino fu Antonino e di Di Trio Rosalia, nato a Milazzo (ME) il 5 aprile 1899, ciabattino, antifascista. Arrestato il 3 gennaio 1943 per avere gridato ripetutamente in stato di ubriachezza: «la bandiera italiana fa schifo».

• LISINICCHIA Salvatore fu Gaetano e di Verna Francesca, nato a S. Stefano di Camastra (ME) il 3 luglio 1891, contadino, orologiaio, antifascista. Arrestato il 3 dicembre 1 939 per avere pronunziato nei pressi di un cantiere davanti a tre operai frasi denigratorie e antifasciste sulla politica del regime.

• LIUZZO Antonino detto Rampino, di Sebastiano e di Liuzzo Rosaria, nato a Tortorici (ME) il 22 gennaio 1896, ragioniere, dattilografo, comunista. Arrestato a Milano il 1 6 gennaio 1 927 in esecuzione dell’ord. della C P per la sua precedente attività sovversiva.
Assegnato al confino per anni quattro dalla CP di Messina con ord. Del 22 dicembre 1 926. La C di A con ord. dell’8 aprile 1927 accolse parzialmente il ricorso e ridusse a due anni. Sedi di confino: Ustica, Ponza. Liberato il 12 febbraio 1 929 per fine periodo.
Periodo trascorso in carcere e al confino: anni due, giorni 28. Ritornato dal servizio militare mutilato dell’occhio destro, consegui nel 1922 il diploma di ragioniere.
Iscrittosi al partito comunista, aveva raccolto un buon numero di aderenti e dopo il delitto Matteotti scorrazzò nelle campagne del circondario di Patti a capo di un gruppo di compagni e fu denunziato per avere istigato i contadini a insorgere contro i poteri dello Stato. Nel 1924 e 1925 venne ancora denunziato dai carabinieri per affissione
di manifestini sovversivi. Occupatosi successivamente nella tenuta Musignano del principe Torlonia nel comune di Canino, il 14 giugno 1 926 fu licenziato per aver tentato di raccogliere fondi a favore del giornale « L’Unità », di cui era corrispondente. Si allontanò allora verso Roma, rendendosi irreperibile, finché fu rintracciato a Milano e arrestato.
A Ustica fu arrestato perché nella ricorrenza del primo maggio, vestito a festa, camminava per le vie del paese ostentando una cravatta rossa e avvicinando i vari gruppi di confinati politici che si trattenevano abitualmente in piazza. Fu dimesso dal carcere il 12 dello stesso mese essendo stato condannato a dieci giorni di arresto. A Ponza fu denunziato con altri per avere commemorato l’anniversario della morte di Lenin. Arrestato il 20 settembre 1942 per i suoi sentimenti comunisti di cui faceva propaganda e per avere imposto a suo figlio, nato nel 1935, il nome di Vladimiro Ninel (anagramma di Lenin), senza battezzarlo e cresimarlo. Assegnato al confino per anni cinque dalla CP di Messina con ord. Del 18 ottobre 1942. Liberato dopo l’agosto 1943 in seguito alla caduta del fascismo.

• LOMBARDO Pellegrino Ettore (Messina, 16 giugno 1866 – Roma, 12 dicembre 1952) è stato un giurista, avvocato e politico italiano.
Laureato in giurisprudenza, fu professore di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Messina e fondatore del Partito Demolaburista Italiano con il quale venne eletto deputato nazionale al termine delle elezioni politiche del 1921. Dopo la caduta del fascismo e la Liberazione, fu chiamato come giurista alla Consulta Nazionale di Ferruccio Parri nel 1945. Il suo atteggiamento fu dichiaratamente antifascista: nel 1923 promosse il Movimento del soldino. Si tratta della moneta da cinque centesimi (un soldo) che recava da un lato l’effigie del re e che gli aderenti al raggruppamento tenevano, saldata a un aggancio metallico, al bavero della giacca. Un’azione dei “soldinisti” avviene a Messina, nella notte tra il 6 e il 7 maggio del 1923, con l’assalto a una caserma della milizia fascista, dove erano custoditi quattrocento moschetti, e con una serie di piccoli tafferugli.
Ma era solo l’inizio. L’indomani le città siciliane sono attraversate da cortei di protesta contro il governo. Soprattutto Messina, dove tremila manifestanti occupano il centro e si scontrano con gruppi di fascisti. Mussolini non nasconde la sua preoccupazione e scrive ai prefetti: “Iniziate in alcune città della Sicilia, si sono svolte alcune manifestazioni sedicentemente realiste al grido viva il re abbasso il governo. I dimostranti portano il distintivo del soldino. Poiché lo scopo di tali manifestazioni a sfondo torbido è diretto contro il governo, la Signoria Vostra ha l’ordine di reprimere con la massima energia anche il semplice tentativo”. Prefetti e questori eseguono. Arresti in massa. E finisce in galera, anche se solo per pochi giorni, Lombardo Pellegrino, accusato di essere il capo della rivolta e l’estensore, sia pure con firma anonima, di un editoriale de “Il Lavoro”, organo demolaburista, in cui si chiedeva ai partiti che collaboravano con i fascisti nel governo di unirsi contro lo “strapotere” di Mussolini. Nnel giugno del 1924 prese parte, insieme ad altri deputati dell’opposizione, alla secessione dell’Aventino a seguito del delitto Matteotti.

• LO SARDO Alfredo di Giuseppe e di Olivieri Marietta, nato a Naso (ME) l’1 gennaio 1906, impiegato Ina, comunista. Arrestato dalla polizia confinaria di Ventimiglia i1 13 ottobre 1928 per attività e propaganda. comunista svolta in Francia.
Il confino fu trasformato in ammonizione, dopo 16 mesi di internamento per motivi di salute. Il 6 aprile 1927 si imbarcò a Livorno diretto in Sardegna, ma sbarcò a Bastia (Corsica) eludendo la vigilanza della polizia francese. Di là si recò a, Marsiglia, dove, vantando la benemerenza di essere nipote dell’avv. Francesco Lo Sardo, fiduciario del partito comunista per la Sicilia, fu accolto dai compagni fu orusciti, con i quali si mise a svolgere intensa propaganda contro il regime fascista. Da Marsiglia passò a Lione e poi a Parigi, dove giunse nell’aprile omaggio 1927. Nel giugno fu arrestato nel ristorante del noto sovversivo Lazzaro Rafuzzi, sito nell’avenue Philippe Auguste, mentre si trovava in compagnia dei comuni sti Bartolazzi, Corradi, Gnudi, Francesco Leone, Pastore, Premoli, Sirletti, Zamponi ed altri. Rimesso in libertà dopo qualche giorno, il 12 ottobre si allontanò per ignota destinazione e fu segnalato anche a Nizza, continuando a svolgere attiva propaganda sovversiva e divenendo una delle figure più in vista.
Il 6 agosto 1927. fu segnal.to, insieme ai fuorusciti Luigi Gnudì e Stefano Viacava, a tutti i prefetti del regno come comunista pericoloso residente a Lione e intenzionato ad entrare in Italia «per sobillare le masse e commettere atti terroristici».
Il 13 ottobre 1928 venne arrestato a Ventimiglia all’atto del suo ingresso nel regno, fornito di lasciapassare rilasciatogli in buona fede dal console generale d’Italia a Nizza. Tradotto a Messina e interrogato, negò ogni addebito dichiarando che nell’aprile 1927 era sua intenzione recarsi a Porto Torres ‘per rivedere una signora, con la quale aveva avuto una relazione amorosa, conosciuta a Torino dove. egli frequentava un corso di chimica. A Bastia scese a terra per fare colazione e ritornato dopo due ore alla banchina del porto si accorse che il piroscafo era già partito. Trovandosi ormai in territorio francese pensò di recarsi a visitare Parigi. In seguito soggiornò anche a Dinard (Bretagna), dove si occupò come segretano di un albergo gestito da un italiano. L’anno dopo a Nizza si presentò al console italiano che lo munì di foglio di via per rientrare a Messina. Da altre fonti fiduciarie invece risultava che il Lo Sardo fosse stato inviato in Italia dal partito comunista per prendere il posto di Francesco Leone e Girolamo Li Causi, già arrestati. Scontati nelle carceri di Milazzo sette mesi di arresto in esecuzione della sentenza del 19 luglio 1927 del pretore di Livorno per espatrio clandestino.
Il 13 maggio, espiata la pena, fu fatto proseguire per il confino di Ponza. In seguito a visita fiscale dell’ufficio sanitario di Napoli il Lo Sardo risultò affetto da tubercolosi. Essendosi rifiutato d! farsi curare in un ospedale e non essendo in grado di sopportare il regime coattivo, fu disposto il suo proscioglimento dal confino. · Il 7 febbraio 1932 terminò di espiare il biennio dell’ammonizione.

• LO SARDO Francesco Paolo di Salvatore e di Cataliotti Serafina, nato a Naso (ME) il 22 maggio 1871, avvocato, ex deputato,
comunista. Arrestato il 19 novembre 1926, deceduto in carcere dopo quattro anni di segregazione il 30 maggio 1931. Nato a Naso il 22 maggio 1871 da famiglia benestante, nel 1883, fu avviato agli studi teologici nel seminario vescovile di Patti, ma presto lasciò l’ambiente ecclesiastico per proseguire gli studi nelle scuole pubbliche a Messina. Nel 1886, insieme all’amico Giovanni Noè, fondò il primo circolo anarchico messinese intitolato ad Amilcare Cipriani, divenendo attivo collaboratore del periodico anarchico-socialista Il Riscatto.
In quegli anni spiravano i venti dei Fasci siciliani, che lo cooptarono operosamente: divenne, infatti, il promotore del Primo Fascio Operaio Nasitano, per cui fu classificato sovversivo ed a soli ventitré anni destinato al domicilio coatto nelle isole Tremiti. Nel 1894 conseguì la laurea in giurisprudenza, ma la sua attività di propaganda sovversiva non cessò, per cui nel 1898 fu nuovamente arrestato. A questa ulteriore avventura coatta, seguì un periodo di permanenza a Napoli, dove esercitò la professione forense e si costruì una famiglia. Ritornò a Messina a trentadue anni con moglie e figlio ed in quegli anni meditò, persuadendosene, che l’anarchismo portava inevitabilmente alla semplice aggressione o ammutinamento dei contadini verso guardie o collettori, senza intaccare minimamente coloro che realmente detenevano il potere o come meglio egli stesso riassumeva: “… addentare la pietra che ci colpisce senza toccare la mano che l’ha lanciata”. Così trasmigrò su posizioni socialiste più organizzate.
L’anno del terremoto, il 1908, mutilò ferocemente Francesco Lo Sardo, molti amici caddero sotto le macerie di una Messina rasa al suolo, ma quel che più grave, fu superstite all’unico figlio appena dodicenne. Cessata la bufera della Grande Guerra, fu in testa alle occupazioni delle terre incolte da parte dei contadini e padre della locale Camera confederale del lavoro.
Dopo una lunga militanza nel Partito Socialista Italiano, aderì al Partito Comunista, ma non al momento della fondazione nel 1921: si accodò agli scissionisti solo nel 1924, insieme a Giacinto Menotti Serrati, e nello stesso anno fece il suo ingresso alla Camera dei deputati quale primo siciliano comunista, votato da oltre diecimila elettori.
Agli inizi del Ventennio il deputato Lo Sardo era sicuramente inviso al nuovo governo, che lo teneva in particolare attenzione fino al suo arresto dell’8 novembre 1926, seguito alla sua adesione alle tesi direttive del congresso di Lione. Il giorno successivo fu inoltre dichiarato decaduto da deputato insieme agli altri aventiniani.[2] Il suo peregrinare carcerario lo portò da Messina a Turi, dove spartì la vita coatta con Antonio Gramsci. Malato, si ostinò a non chiedere nulla, anzi a chi suggeriva di chiedere la grazia, rispondeva:
«Hanno voluto la carne e si prenderanno anche le ossa. Io non firmo»
(in Gramsci vivo – Nelle testimonianze dei suoi contemporanei a cura di Mimma Paulesu Quercioli, Feltrinelli, 1977).
Trasferito nel carcere di Poggioreale, trovò la morte il 30 maggio 1931.
Sulla vita e l’opera di Francesco Lo Sardo, e sulle sue fierissime difese davanti al Tribunale Speciale, il nipote Francesco Lo Sardo Jr. ha pubblicato un libro, intitolato Nessuno lo dimentichi (Edizioni del Paniere, 1982). Il titolo è parte dell’epigrafe dettata per la sua tomba da Concetto Marchesi: Vitae suae non fidei oblitus/obliviscendus nulli – “Della sua vita dimentico non della sua fede/nessuno lo dimentichi”. Degna di particolare menzione è la risposta che egli dette al presidente del Tribunale Speciale che lo interrompeva durante le sue dichiarazioni finali, prima della sentenza di condanna che ne decretò la morte in carcere: “A nome di tutto il gruppo degli imputati siciliani, dichiaro che noi siamo fieri di essere processati per la nostra attività comunista. Questo processo dimostra che i lavoratori del Mezzogiorno non sono secondi a quelli del Settentrione nella lotta contro il fascismo”; e insistendo il presidente perché concludesse: “Almeno mi sia concesso di dire che sono orgoglioso di essere processato perché comunista, che sono orgoglioso di portare dinanzi a questo tribunale trenta anni di attività politica spesa al servizio dei lavoratori dell’Italia meridionale”.

• MAIMONE Americo, nato a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) il 12 marzo 1898, mediatore apolitico.

• MAIMONE Bartolomeo, nato a S. Lucia del Mela (ME) il 24 agosto 1902, custode di carceri, comunista.

• MANULI Carmelo fu Gaetano e di Spadaro Giuseppa, nato a Limina il 16 aprile 1895, residente a Limina, agricoltore, apolitico. Arrestato 1’8 dicembre 1935 per avere partecipato ad una dimostrazione violenta e all’invasione del municipio di Limina per protestare contro l’applicazione dell’imposta di famiglia in sostituzione della tassa sul valore locativo. Assegnato al confino per anni due dalla CP di Messina con ord. del 3 gennaio 1936.

• MAZZEO Giuseppe, nato a Roccalumera (ME) il 17 marzo 1894, impiegato, fascista dissidente. Arrestato il 25 novembre 1942 per la sua sistematica attività disfattista alimentata dall’ascolto di radiotrasmissioni nemiche.

• MILLEMAGGI Giovanni, nato a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) l’11 gennaio 1887, avvocato, comunista. Periodo trascorso in carcere, in internamento ed al confino, quasi otto anni, venne liberato il 22 gennaio del 1943, per motivi di salute e per l’età avanzata.

• PENNA Placido, nato a Messina il 26 settembre 1896, rappresentante di commercio, comunista.

• PIRAINO Giovanni, nato a Ficarra (ME) il 23 giugno 1902, meccanico, repubblicano.

• PIRRI Giovanni, nato a San Pietro Patti (ME) l’1 gennaio 1869, medico chirurgo, socialista massimalista.

• PIZZUTO Pietro, nato a Ficarra (ME) il 9 gennaio 1891, negoziante di ferramenta, comunista.

• PRESTANDREA Antonio, nato a Fiumdenisi (ME) il 25 giugno 1894, calzolaio, antifascista.

• PUGLISI Antonio, nato a Librizzi (ME) il 15 ottobre 1897, calzolaio, comunista.

• PUGLISI Antonio, nato a Novara di Sicilia il 9 maggio 1903, meccanico, comunista

• RESTIFO Carmelo, nato a Limina (ME) nel 1897, falegname, antifascista.

• RESTIFO Filippo, nato a Limina (ME) nel 1898, disoccupato, antifascista.

• REPETTO Giovanni fu Agostino e fu Tortarolo Maria, nato ad Arenzano (GE) il 26 giugno 1880, resiedeva a Taormina, appaltatore, antifascista. Arrestato il 16 dicembre 1936 perché criticava le leggi fasciste sul lavoro, pronunciando frasi offensive contro il re e il capo del governo.

• ROMANO Giuseppe, nato a Messina il 30-07-1888, avvocato, cattolico popolare e antifascista; non prestò mai giuramento al fascismo e durante il ventennio si trovò per questo nell’impossibilità di esercitare la professione forense. Fu per due volte eletto deputato regionale per la DC nella prima e nella seconda legislatura all’ARS, Assessore Regionale alla Pubblica Istruzione e Vicepresidente dell’Assemblea Regionale nella prima legislatura.

• RUSSO Natale, nato a Contesse (ME) l’1 ottobre 1875, agricoltore, possidente, disfattista.

• SACCA’ Antonino, nato a Camato Superiore (ME) il 4 febbraio 1897, impiegato delle poste, antifascista.

• SALLEO PONTILLO Leone, nato a Sinagra (ME) l’11 maggio 1887, contadino, testimone di Geova.

• SALVATORE Attilio, Messina, 12 giugno 1890, avvocato e magistrato, cattolico popolare e antifascista; non prestò mai giuramento al fascismo e durante il ventennio si trovò per questo nell’impossibilità di esercitare la professione forense. Fu membro dell’Assemblea Costituente e della Camera dei deputati nella I Legislatura per la DC.

• SANFILIPPO Giuseppe, nato a Naso (ME) l’11 settembre 1868, negoziante, comunista.

• SCAFFIDI Rosario, nato a Patti (ME) il 18 novembre 1873, professore di lettere, comunista.

• SCARCELLA Alfredo, nato a Messina il 28 febbraio 1876, ferroviere pensionato, socialista.

• SCHEPIS Vincenzo, nato a San Pietro Patti (ME) il 10 febbraio 1890, fabbro, comunista.

• SCUDERI Paolo, nato a Caggi (ME) il 15 novembre 1896, mugnaio, antifascista.

• SORACI Giuseppe, nato a Messina l’8 settembre 1890, ebanista, comunista.

• SPADARO Antonino di Giuseppe e di Spadaro Maria, nato a Limina il 21 luglio 1909, res. a Limina, coniugato con un figlio, analfabeta, agricoltore, apolitico. Arrestato 1’8 dicembre 1935 per essersi fatto promotore di una manifestazione contro il municipio.

• SPARATORE Luigi, nato a Messina il 13 novembre 1897, falegname, comunista.

• SPINELLI DE GREGORIO Umberto fu Pasquale e di Interdonato Anna, nato a Lugano (Svizzera) il 28 ottobre 1899, residente a Furci Siculo (ME), coniugato con due figli, farmacista, apolitico. Arrestato il 25 giugno 1941 per avere fatto nella propria farmacia il 16 giugno commenti disfattisti in presenza di compaesani.

• TALIO Antonino fu Antonino e di Puglia Paola, n. a Canicattini Bagni (SR) 1’8 marzo 1890, residente a Taormina, coniugato, comproprietario di un caffè, antifascista. Arrestato in esecuzione dell’ord. della CP il 6 aprile 1941 per avere manifestato idee contrarie al regime fascista.

• TRIOLO Gaetano, nato a Messina il 15 febbraio 1899, falegname, comunista.

• WEIGERT Oreste Costante Angelo, nato a Milano il 2 dicembre 1878, residente a Messina, meccanico, socialista.

• ZAGARI Pio Espedito, nato a Napoli il 4 luglio 1905, residente a Messina, sottoufficiale guardia di finanza, antifascista.

• ZINO Antonino, nato a Naso (ME) il 25 luglio 1905, commerciante di agrumi, antifascista.