Odonomastica antifascista e pari opportunità a Capo d’Orlando: Via Anna Maria Reale

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di Franca Sinagra Brisca

In data 15 Marzo Capo d’Orlando ha intitolato una via alla sua partigiana Anna Maria Reale. A introdurre il nome femminile nell’odonomastica di Capo d’Orlando è stata la proposta dell’Associazione Toponomastica femminile, che ne ha scoperto e ricercato il personaggio storico orlandino all’interno del calendario delle manifestazioni per la Giornata internazionale della donna.  L’11 marzo un’altra novità di rilievo nella cittadina ai piedi dei Nebrodi è stata la sottoscrizione di un protocollo di Pari opportunità siglato da CGIL e Comune, confermato anche da un cartello posto in evidenza all’entrata del Municipio che recita “questo è un luogo Privo di discriminazione di genere”.

La partigiana Anna Maria Reale era una giovane orlandina ventenne che partecipò alla Liberazione di Roma come combattente nella formazione Nettunense, certificata dal settembre 1943 al 5 giugno 1944, individuata fra le certificazioni riportate dall’ANPI di Messina per il recupero della memoria dei siciliani per l’antifascismo.

La sua famiglia di origine nasitana, insieme agli zii Di Lena Cono, Ignazio e Carmelo, fu esemplare e combattiva nella concezione democratica del vivere civile all’interno delle formazioni partitiche antifasciste della capitale dove si erano trasferiti.

L’inaugurazione dell’insegna è stata preceduta da un incontro nella biblioteca comunale dove è stata rievocata la situazione problematica della resistenza romana in quel periodo e della successiva narrazione di quegli avvenimenti. Si sono intrecciati gli argomenti di liberazione dal fascismo con quelli di liberazione della donna. Lo spunto alla discussione è stato tratto dal recente libro/romanzo di Ritanna Armeni “A Roma non ci sono le montagne”, seguito dal ritratto della figura familiare della partigiana delineato dalla memoria della nipote Monica. Il pubblico ha partecipato con interesse in un rincorrersi di questioni sul registro giornalistico dell’autrice del libro, della biografia della partigiana che allora fu alla direzione de La Voce repubblicana e del comitato femminile di quel partito, della proposta di attualizzazione del dono democratico ereditato nelle parole di Giuseppina Paterniti.

Il fatto storico. Fra il settembre 1943 e il giugno 1945 la Banda Nettunese, un gruppo di 15 partigiani di varia estrazione sociale e di cui cinque erano donne, tenne il fronte antifascista sulla direttiva che da Anzio porta a Roma, vale a dire fra gli americani sbarcati per la liberazione e l’occupazione tedesca. Per la capitale da liberare quelli furono i mesi della urgente necessità per la Resistenza italiana e del peggiore pericolo, i mesi della deportazione nel ghetto ebraico, della strage per il pane al Ponte di ferro, dei sequestri e torture a Via Tasso, dei costanti attacchi all’invasore, della disumanità alle Fosse Ardeatine.

Nella odonomastica orlandina si rispecchiano gli avvenimenti storici che sono i riferimenti ideali dell’identità sociale di una popolazione e ne descrivono il trascorrere del tempo nei personaggi emblematici dei vari accadimenti politici e storici, purtroppo fino ad oggi simboleggiati quasi totalmente da uomini. Nonostante i loro nomi  spesso non siano vissuti consapevolmente e restino sconosciuti agli abitanti, il motivo e la funzione sociale della loro celebrazione nelle targhe viarie costituiscono l’oggetto simbolico della rappresentanza del vissuto storico che ha modellato la partecipazione alle scelte collettive a livello geografico, politico, religioso, sportivo, che è di solito molto più ampio dell’area comunale in cui si trovano, targhe assimilabili a bandiere perché segnano la direzione delle tensioni collettive sia passate che future. L’assenza delle donne nell’odonomastica dimostra l’evidente ineguaglianza e l’emarginazione di genere cui si dovrebbe presto rimediare.

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