di Eugenio Campo

“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti” [Cesare Pavese in La luna e i falò].
Gesso ha aspettato Jill Jacobs Biden per 16 anni, dal 2008 al 4 dicembre 2024, quando la First Lady degli Stati Uniti ha visitato Gesso, accolta dal parroco don Franco Arrigo nella chiesa di Sant’Antonio Abate e poi, nell’omonima piazza, dal sindaco di Messina Federico Basile e dai residenti tutti, ai quali ha riservato un discorso dall’incipit indimenticabile “Nel vangelo di Matteo, Gesù dice che una città posta su un monte non può rimanere nascosta, che la sua luce risplende affinché tutti possano vederla. Sono qui oggi perché la luce delle colline di Gesso risplende in tutto il mondo e brilla intensamente dentro di me”.
E poi ancora: “Più di cento anni fa, i miei bisnonni, Gaetano e Concetta Giacoppa, percorrevano le strette vie di Gesso. Parlavano con i vicini e osservavano le stelle vagare di notte. E nei ritmi quotidiani della vita, sono stati plasmati dai valori italiani … come molti della loro generazione – rafforzati da quei valori, ma alla ricerca di migliori opportunità – i miei bisnonni hanno deciso di lasciare la loro terra natale per la promessa di un luogo sconosciuto e per l’idea che non importa da dove vieni, puoi trovare una casa e un futuro negli Stati Uniti d’America”.

Jill Biden a Gesso, foto dal sito https://it.usembassy.gov
L’attesa era iniziata nel 2008, con l’intervista a Vogue, quando nell’imminenza del suo ingresso alla Casa Bianca, come consorte del vice presidente degli Stati Uniti, Jill Biden si era dichiarata nativa di Hammonton, con il nonno Dominic Giacoppa, poi anglicizzato in Jacobs, di origini siciliane, solita a mangiare le “braciole” nei pranzi festivi dai nonni. Detto così poteva sembrare una estrapolazione eccessiva, basata su deboli indizi, localizzare proprio a Gesso, le origini della famiglia di Jill Biden. Ma a questi indizi vanno aggiunti due fatti fondamentali:
Hammonton è citta del New Jersey di 12600 abitanti, 54% di origine italiana, ovvero 6800 italiani (censimento 2000). La maggior parte degli italiani proviene da Gesso.
Giacoppa, è un’evidente modifica di trascrizione di Giacoppo, cognome tuttora molto diffuso a Gesso.
Così allo studio, già in atto, sull’emigrazione da Gesso ad Hammonton, avvenuta tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, studio basato principalmente sulla ricerca della sociologa Emily Fogg Meade [1871-1950] e della sua pubblicazione del 1907 “The italian on the land – A study in immigration“, si è aggiunta la ricerca genealogica della famiglia Giacoppo/Jacobs.
La ricerca genealogica ha risentito del fatto che l’intervista del 2008, rilasciata da Jill Biden a Vogue, ha indotto nell’errore di supporre che fosse stato il nonno Domenico ad emigrare. Dichiarazioni successive e, soprattutto, l’autobiografia del 2019 “Where the light enters: building a family, discovering myself”, consentono di identificare l’emigrante con il bisnonno: “Guytano Giacoppa” alias Gaetano Giacoppo.
Ricerca giunta al capolinea in occasione della vista del 4 dicembre, quando la First Lady ha preso visione della registrazione del battesimo della bisnonna Concetta Scaltrito, avvenuto il 4 gennaio 1865, e asserito le origini ibbisote del bisnonno.

L’autobiografia di Jill Biden
La ricerca sull’emigrazione ha avuto un suo primo importante approdo con la pubblicazione integrale in italiano, nel 2020, presso l’editore Pungitopo di Gioiosa Marea, del lavoro di Emily Fogg Meade con il titolo “Immigrati italiani in America – Hammonton, N.J. 1907”.
Una pubblicazione parziale era già avvenuta nel 1909, in una collana diretta da Napoleone Colajanni [1847-1921], dove erano stati omessi i riferimenti a Gesso.
La descrizione del paese: “Gesso, tipico villaggio siciliano, distante 6 miglia da Messina, appollaiato sulla cima di un monte, è il luogo da cui si sono staccati gli immigrati Siciliani venuti a Hammonton. Lì gli abitanti sono ammassati nello spazio di un piccolo villaggio lungo mezzo miglio e largo un quarto di miglio, attraversato in tutta la sua lunghezza, da tre strade. Tutto lo spazio in cui sia stato possibile costruire, è ricoperto da case di mattoni di tre o quattro stanze, una delle quali è adibita a stalla per il mulo; vi vengono tenuti anche polli e maiali… Gli abitanti del villaggio posseggono piccole proprietà di 1 acro, 1 acro e ½ nelle campagne circostanti, e i pochi Italiani che vivono nella campagna sono generalmente coloni. I mercati in cui vengono portati i prodotti sono poveri, e i contadini ne ricavano guadagni molto magri”. Così come l’importante dato che “come risultato di una continua emigrazione da Gesso, più di metà degli abitanti di quel villaggio sono negli Stati Uniti e molti di loro vivono ancora ad Hammonton”.

Edizioni dello studio di Emily Fogg Meade: in italiano 1909 &2000, originale 1907
L’obiettivo di Colajanni, attraverso la riproduzione di tre articoli di autori americani, era di combattere i pregiudizi degli americani contro gli emigrati italiani, specie del sud, definiti undesirables (indesiderati) e unskilled (inesperti), considerati non assimilabili dalla civiltà statunitense. In particolare, attraverso la monografia dei Emily Meade, dimostrare come gli italiani fossero esperti nei lavori agricoli e capaci di integrarsi/americanizzarsi.
L’agricoltura ha un ruolo importante nell’economia di Hammonton, la città è infatti conosciuta come capitale mondiale dei mirtilli, con circa 3000 ettari di coltivazione. Il prodotto interno lordo pro capite nel 2023 è stato di 60’493 dollari. Oltre che per i mirtilli Hammonton è conosciuta per la festa della Madonna del Carmine, che si celebra dal 1875, e che attrae moltissimi italo-americani.

Hammonton capitale mondiale dei mirtilli

La festa della Madonna del Carmine di Hammonton
La connessione di Gesso con la Casa Bianca è finita con la conclusione del mandato del 46° presidente Joe Biden. La connessione da studiare e valorizzare è quella con Hammonton.
Nell’ultimo mezzo secolo Gesso ha subito una notevole riduzione demografica con inevitabile riflesso sui servizi: sono state chiuse la caserma dei carabinieri e la scuola, sono scomparse le attività artigianali e persino le attività commerciali essenziali.
Una decadenza inattesa se si pensa, ad esempio, agli anni dello svolgimento della “Rassegna Voci Nuove del Mezzogiorno”, alle celebrità televisive chiamate a presentarla o a fungere da ospiti, come ad esempio Enzo Tortora e Miranda Martino; o al meno lontano anno 1983, quando Gesso è stata in un certo senso la piccola capitale culturale della Sicilia, con la mostra su Onofrio Gabrieli, il convegno su “Cultura, Arte e Società a Messina nel Seicento”, ed in concomitanza un recital di Rafael Alberti e concerti serali.
Negli anni seguenti gli ibbisoti hanno ripreso a lasciare la collina di Gesso, in misura sempre più grande. Gli Ibbisoti sono sparsi un po’ ovunque, da quelli più vicini a quelli più lontani, se ne trovano a Villafranca Tirrena, Messina, Roma, Firenze, Bologna, Milano, Varese, Bergamo, Torino, Belgio, Stati Uniti, Australia. E l’elenco non è certo completo.
Ma da nessuna parte c’è la stessa densità di ibbisoti come ad Hammonton nel New Jersey. Per rendersi conto di come Hammonton sia Gesso trapiantata negli Stati Uniti, basta consultare uno degli ultimi elenchi telefonici, prima che si diffondesse l’uso del cellulare [rif. articolo “Nuovomondo da Gesso ad Hammonton” Centonove 26 gennaio 2007]. Vi compaiono tutti e numerosi i cognomi tradizionali di Gesso:
Il cognome Berenato compare 44 volte, Ordile 30, Tomasello 30, Ingemi 29, Mazza 28, Pagano 23, Lucà 19, Cappuccio 18, Scardino 13, Campanella 12, Celona 10, Curcio 10, D’Agostino 10, Giacobbe 10 (ma se si considera la probabile trasformazione di Giacobbe/Giacoppo nell’americanizzato Jacobs il numero diventa 40).
D’altra parte se si prende come riferimento un significativo campione di 220 emigranti ibbisoti, estratto dal sito web di Ellis Island, risulta che i cognomi più ricorrenti erano: Giacoppo 7,3%, Berenato 6,8%, Ordile 4,5%.
Si può pertanto constare che esiste un’antica, adesso piccola, comunità di Ibbisoti a Gesso in Sicilia, ma esiste anche, da più di un secolo, una grande comunità di Ibbisoti ad Hammonton negli Stati Uniti. Le due comunità dovrebbero stabilire canali permanenti di comunicazione, conoscersi, incontrarsi. Trovare assieme stimoli e determinazione per il progresso materiale e immateriale di Gesso ed Hammonton.
Un caso esemplare di turismo delle radici da attivare e sviluppare.
Ma anche un grande esempio storico di integrazione ed emancipazione da studiare, che aiuti tutti ad affrontare il presente, la post-globalizzazione, senza trascurare la piccola e forte virtù che non mancava agli ibbisoti sbarcati ad Ellis Island: la speranza